ACQUE PROFONDE, di Adrian Lyne

Vic Van Allen è sposato con la bellissima Melinda, la quale, nonostante l'anello al dito, non perde occasione per flirtare spudoratamente nelle occasioni mondane. L'uomo accetta questo lato della donna "perché la ama", anche se la sua gelosia aumenta sempre più, fino a che un tragico evento non cambia le carte in gioco...

E insomma, ragazzi, dopo vent'anni esatti ci ritorna l'Adrian.

Essì, l'Adrian. No, non la serie di Celentano, ma il Lyne. Nemmeno la spezia per i cocktail. Ma dai, quello che aveva fatto Flashdance, poi Nove settimane e mezzo e Attrazione fatale. Un po' un sozzone, vero, ma io sboccio con Verhoeven, quindi non giudico nessuno. Che ha fatto in questi vent'anni? Sarà andato a letto presto, non so.

Comunque, una delle vecchie glorie di Hollywood ritorna dietro la mdp, e questa per me è quasi sempre una bella notizia. Lo fa con un film totalmente nelle sue corde, tratto da un libro meno noto di Patricia Highsmith. Non proprio una di primissimo pelo, anche se quelle due volte che Lyne ha adattato qualcosa non è proprio finita benissimo. 

Che passi Proposta indecente, ma se ti metti dietro a Lolita di Nabokov un poco te le vai a cercare...

Ecco, per me la cara Patzie è un'autrice difficilissima da adattare per una serie di motivi, primo tra tutti, per il fatto che i suoi romanzi (quelli che ho letto, almeno, tra i quali non figura questo) non brillano per una narrazione particolarmente intricata, quanto per uno stile essenziale che la rendono una grandiosa page-turner e l'analisi psicologica dei personaggi. Quest'ultima in particolare avviene grazie a dettagli piazzati lungo il corso dell'opera, una manciata di dialoghi, tutte cose verso le quali bisogna avere la giusta sensibilità per poterle trasporre con la giusta importanza.

Lyne è uno che ha classe, ma mi sembra che a tratti sia il classico tipo che alle feste si presenta come quello meglio vestito e che per tutto il tempo cerca di guardare nella scollatura delle invitate con la scusa di guardare che effetto fanno le luci e le ombre - se capite cosa intendo. 

Quindi diciamolo subito, il film è una mezza stronzatella. E se lo sceneggia quello di Malcom & Marie...

Mi chiedo come mai uno come Lyne, che non sarà Kubrick ma nemmeno il primo dei gonzi, abbia potuto fare degli errori così grossolani lungo tutta la narrazione. Qui non si tratta di cadere sotto il peso della propria ambizione, ma di averci almeno provato, perché Acque profonde si presenta con una patina elegantissima e a tratti estremamente curata, ma alla fine è il film televisivo della domenica pomeriggio lanciato però in pompa magna.

Ancora peggio, è un thriller che non crea tensione.

E nemmeno erotismo, questo è il punto...

Si è sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare sia a livello di casting, che di intenzioni che di narrazione. Perché la pellicola di Lyne dà subito risposte molte nette circa la natura del suo non-protagonista, quando invece giocare tutto sull'ambiguità avrebbe dato qualcosa di totalmente diverso.

Pensateci - ecco, mi trattengo dal fare spoiler, ma sarebbe davvero inutile tanto è intuibile la faccenda - vi avrebbe intrigato di più la vicenda di un killer improbabile o il non detto, il non sapere mai dove si nasconde la verità? 

Magari il restare fino alla fine con un dubbio che non verrà mai confermato... 

Qui siamo di fronte a una storia pruriginosetta, ma nulla di più. Soprattutto perché vorrebbe instillare dubbi, andando avanti però di concretezza, non ragionando con l'acume necessario per bilanciare gli aspetti e l'atmosfera che un thriller psicologico dovrebbe avere, ovvero il torbido della situazione e della moralità dei suoi personaggi.

Ana de Armas e Ben Affleck poi non saranno due cime, ma fanno capire perfettamente quanto la fisicità abbia importanza nella costruzione di un personaggio - che non è legato solo alla storia.

Per assurdo Affleck, in questo Gone girl dei poveri, è perfetto - e fidatevi, mai avrei pensato di dirlo parlando di lui e delle sue canine capacità attoriali. Un bellone assurdo, uno che avrebbe potuto benissimo provarci con una come la de Armas, però travolto dall'età e dai fatti della vita (fu girato nel 2019, quando il buon Ben era reduce dall'alcolismo), che con la sola presenza crea l'ambiguità necessaria alla sufficienza.

La de Armas invece, e qui vi prego di non ritirarmi il patentino dell'eterosessualità, è fin troppo bella e dà disvalore alla pellicola. 

Già il suo è un personaggio scritto coi piedi (davvero, si sposa il tizio, ci fa un figlio, va in giro a flirtare di brutto e poi...?) e le manca, come a tutti quanti del resto, quella bivalenza da renderlo accettabile. 

Pensate se al posto della de Armas, che ci mette tutto l'impegno possibile, avessero scelto un'attrice con un particolare fisico "disturbante" ma in grado di essere sexy lo stesso, dando così tutto il senso di "marcio" a un personaggio fin troppo bidimensionale per poter risultare anche solo minimamente interessante.

Qui è solo una bona che vole scopà e ce riesce - e grazie ar cazzo...

Che i due abbiano fatto coppia anche nella vita reale poi non influisce nemmeno nelle scene erotiche, che devono tutto al fatto che lei sia un dono della natura e lui un bisteccone assurdo nonostante tutto... ma poco altro. E il film non valorizza altro di due personaggi detestabili e ridicoli, senza contare che la seconda parte deraglia inesorabilmente verso il trash.

C'è una scena con Affleck che parla con la figlioletta mentre fa il bagno: una scena di un cringe e una morbosità davvero strani, che poteva essere perfetta.

Ma come tutte le altre del film, rimane una scena a sé, che non aggiunge nulla.

Insieme a una figlia non pervenuta - e che avrebbe dovuto solleva inquietanti quesiti.






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