LICORICE PIZZA, di Paul Thomas Anderson

L'attorino Gary Valentine incontra Alana, di dieci anni più grande, che si occupa di fare le foto per gli annuari della sua scuola. Dopo un iniziale corteggiamento culminato in una cena, la coinvolgerà in un'attività imprenditoriale di materassi ad acqua che porterà a molte avventure...

Che Paul Thomas Anderson sia uno dei più grandi registi viventi è indubbio. Dal canto mio, posso dire di aver amato Magnolia, Boogie nights e il semi-dimenticato Vizio di forma, poi ci sono titoli come Il petroliere e Il filo nascosto che sono così grandi, così 'oltre', che tanta perfezione mi li ha resi unicamente più lontani. Limite mio, ovviamente, ma è come trovarsi davanti la Bellucci: non ci provi nemmeno perché oggettivamente 'troppo' per te.

Questo Licorice pizza invece mi ha ricordato il suo Ubriaco d'amore e, qualora ve lo steste chiedendo... no. Non è un complimento.

Dopo soli dieci minuti dall'inizio potevo dire che mi stava già sul cazzo, con quell'approccio molto frufru e questi personaggi simpatici come una colonscopia che, diciamolo tutti, cosa ce ne frega delle avventure amorose di uno che è già un attore a quindici anni?

Ho voluto vederlo fino alla fine perché il più talentuoso se non del mondo, almeno degli Anderson, offre sempre qualcosa di cui mirare almeno dal lato tecnico, ma davvero non mi riusciva di sopportare questa roba, lunga fino all'inverosimile, con il prendersi e lasciarsi di due imbecilli a cui avrei volentieri dato un paio di sberle.

Sono tornato a casa abbastanza arrabbiato. 

Non a sufficienza da dire che abbiano fatto bene a dare l'Oscar a CODA anziché a questo - raga, va bene tutto ma pure un film di Guadagnino è meglio di CODA - ma comunque non mi spiegavo l'isteria generale verso un film che a me non era riuscito a trasmettere nulla se non un forte nervosismo verso tutto e tutti. 

Il pensiero è continuato. 

Poi ci ho dormito sopra e, nel sonno, qualcosa è giunto.

Licorice pizza non è un capolavoro e non è nemmeno il miglior film nella carriera di Anderson - statece, non mi farete mai cambiare idea. Più che altro, l'ho visto come un fermarsi dell'autore per realizzare qualcosa 'a misura di ometto', come i due di cui racconta le avventure. E no, non è nemmeno un film che parla di una storia d'amore. Racconta semmai un suo possibile (probabile?) inizio, ma è qualcosa che va letto molto fra le righe, pieno di sottotesti e molto più agrodolce di quello che si può cogliere a una prima visione.

Diciamo che per essere un film "semplice", cosi com'è stato definito, merita un'attenzione che credo non tutti gli abbiano dato...

Tanti ne decantano la spensieratezza, ma è un film di un'amarezza quasi sconcertante. E non potrebbe essere altrimenti, da come P.T. Anderson ha sempre trattato tutto lo scibile umano che gli è capitato sotto il grugno.

E' amara la condizione di Alana, abbastanza grande e allo stesso tempo troppo piccola per poter decidere della propria vita, vittima delle sue stesse convinzioni e desiderosa di andarsene ad ogni costo. Un personaggio antipatico, sicuramente, ma che dentro di sé racchiude un disagio enorme. Lo si percepisce in un'occhiata (tipo sul finire del cameo di Bradley Cooper) o nei gesti di sconforto verso una costante, continua, delusione delle persone che la circondano, perlopiù usate per raggiungere o propri obiettivi prontamente infranti.

Lo si vede anche nel personaggio di Gary, in quell'inizio fin troppo favolistico e quel finale nella sala flipper, dove la magia di un decennio forse troppo idealizzato viene improvvisamente meno.  

Forse Licorice pizza, nel concentrarsi in quei due stramboidi dei protagonisti, parla proprio di quello: del contorno. Di in mondo che va avanti, non sempre in meglio - incredibile il progressivo cambio di tono tra la prima e la seconda parte - mentre quelle due vita cercano una specie di dimensione personale in cui stare.

Come tutti, del resto...

E' anche un film estremamente americano perché tutte le guest star presenti personificano identità realmente esistite (Dave, ad esempio, è ispirato al produttore Gary Goetzman, che per davvero mise in piedi un'attività di materassi ad acqua e un Palazzo dei Flipper), facendo quindi perdere parte del gioco di disfacimento dell'American dream di cui fa parte.

Ne fanno parte a loro volta adulti inconciliabili col mondo e la loro dimensione, anni di ruggente machismo che cominciano a mostrare il fianco dell'età, irresponsabilità di un periodo che nonostante le rivolte giovanili al proprio interno ha ancora molti preconcetti e una visione pessimistica di un presente cristallizzato che mostra ciò che avverrà nel futuro (la crisi del carburante, ad esempio) restano questi due ragazzini e la loro disintegrazione attraverso il ribaltamento dei ruoli della commedia romantica.

Perché quella camminata finale sarà in realtà a metà strada tra la sconfitta, la rassegnazione e la concretizzazione che forse non esiste l'amore della vita, quanto quello che si riesce a trovare. 

Ecco, è un film che dentro di sé ha tantissimo... forse troppo. E suggerisce in maniera ancor più sorniona.

Resta quindi allo spettatore se andarsene o accettare il gioco che Anderson imbastisce.

Personalmente - quindi siamo nel campo de "i gusti son gusti e i miei son quelli giusti" - sono rimasto non così entusiasta delle storie di questi due, quanto più dal lato oscuro nascosto di un film che dentro di sé ha sicuramente elementi che ai più saranno sfuggiti, ma che forse si bea troppo di questa sua condizione, tanto che una sforbiciata avrebbe sicuramente aiutato.

Non il migliore dell'anno e sicuramente non un capolavoro, ma un film con una sua complessità tutta personale.

Lo dimostra che di ora in ora ho aggiunto qualcosa a una visione che inizialmente ho bollato come non soddisfacente...

Comunque, Alana per me sarebbe stata perfetta in Acque profonde. Forse di certo c'è che qui possiamo davvero dire che a star is born...







Commenti

  1. io l'ho adorato xD lui non si chiama Dave valentine ma gary valentine

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  2. Non è il miglior film di Anderson, ma per me è uno dei migliori film della stagione. Hai ragione: è un film profondamente americano, fino al midollo, e per niente spensierato (molti critici hanno confuso “leggerezza” con “spensieratezza”... sono due cose molto diverse), si può quasi dire che sia un prequel di Boogie Nights, dove l’ingenuità degli anni 70 sta per lasciare il posto al cupo machismo degli anni 80. Avercene comunque di pellicole così surrealmente adorabili come questa: il film scorre che è una meraviglia, pur non avendo praticamente una trama. È La grandezza di un Autore.

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    1. Io, come scritto, non sono rimasto così coinvolto... ma si tratta di puro gusto personale.

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  3. Sono d'accordo con te. Di fatto, ho preferito il tuo post al film :P

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