SHADOW, di Zhang Yimou

Tre regni un tempo in guerra ora vivono in una pace, dettata da una fragile alleanza. Quando però uno dei generali compie un atto che può spezzare la pace stipulata tempo prima, provvedimenti estremi devono essere presi. E se fosse tutto un piano...?

Un detto che ho scoperto essere assolutamente veritiero è: si torna sempre dove si è stati felici. Non per nulla io ogni tanto sento il bisogno di vedermi un film orientale e Zhang Yimou è ritornato a fare un vuxiapan.  

Ora devo solo capire perché mi presento a lavoro tutte le mattine e quel detto sarà inconfutabile.

Che il nostro si trovasse molto bene nel cappa e spada in salsa di soia lo si era capito, anche solo per aver trasformato quello che era un film di mera propaganda (spoiler: all'epoca Hero era il film più costoso mai prodotto in Cina, sai mai che si sprechino schei) in qualcosa di bellissimo, tanto che Tarantino lo volle esportare di persona in Occidente facendo (ri)scoprire le sue opere.

Ma dopo la trilogia?

L'unico vuxia che da noi ha avuto un successo degno di questo nome fu La tigre e il dragone, quindi la trilogy ebbe solo l'eco degli incassi che furono, ma va anche detto che lo stesso Yimou dopo subì una sorta di battuta d'arresto. Un film che portava la firma del soggetto dei Coen non si è mai visto sui nostri schermi e I fiori della guerra, che vantava Christian Bale come protagonista e che raccontava del massacro di Nanchino, passò direttamente in dvd da noi. 

Sorvoliamo su quel triste capitolo che fu The Great Wall, credo che Yimou stesso sia il primo a voler dimenticare insieme a tutti noi...

Fermo restando che ancora oggi piango gli otto euri spesi in fiducia alla maestranza del nostro e che uno che ha sposato Gong Li può permettersi lo stracazzo che vuole, anche fare un cinepanettone o un video di Tommaso Paradiso, la sensazione di perdita per un autore fondamentale per la scoperta di un certo genere nella mia adolescenza restava. 

In tempi recenti c'è stato l'acclamato One second e nel 2018 questo film, che...

Seriamente, qualcuno lo aveva mai sentito nominare?

Io l'ho scoperto per caso, in quella mia solita incursione necessaria nel cinema orientale, e sono stato stupito nel vedere il nome di Yimou - fermo restando che il '18 per me fu un anno di straniamento. Che ritorna a un vuxia, come già detto.

Il fatto che sia un maestro lo si vede per come riesce a differenziarlo dai tre realizzati prima, pur avendo diversi punti in comune - e non solo per quanto riguarda il suo stile autoriale.

Se Hero riprendeva il filone epico-patriottico, La foresta dei pugnali volanti quello fiabesco e La città proibita la riabilitazione orientale del dramma di shakespeariana memoria, qui Yimou realizza il suo film più anarchico e cupo per quanto concerne il vuxia, mischiando quanto fatto in precedenza per creare una storia che non lascia speranza di redenzione.

Si parla di pace, governo, responsabilità, vendetta, onore e promesse non mantenute, tutti temi cari alla narrativa epica cinese, per una storia dove il combattimento non porta mai la catarsi che in precedenza poteva avvenire - il duello che dovrebbe essere l'epicentro di un qualsiasi racconto epico o cavalleresco qui è spoglio da ogni implicazione - e dove l'essere umano è mostrato in tutta la sua bassezza, rompendo le figure archetipe della tradizione.

Il romanticismo che dovrebbe caratterizzare questo genere di operazioni c'è, ma è sempre sepolto da una messa in scena spoglia, quasi assente, che rinuncia addirittura all'uso dei colori, a sottolineare il disincanto morale dei personaggi.

Il combattimento stesso è quasi messo in burletta perché... beh, usano gli ombrelli.

Avete letto bene.

Non so con che coraggio Yimou si sia presentato dai produttori con questo particolare, ma realizzare scene di battaglia simili e, soprattutto, farle funzionare anche dal punto di vista della semplice spettacolarità, richiede un grande talento, nonostante lo straniamento iniziale che possono creare.

Shadow quindi è un film semplice forse a una prima assimilazione, ma comunque capace di prendere testa, occhi e pancia, pur senza rinunciare a una forma teatrale che all'origine tragica deve molto e lasciandosi andare a un climax finale che trascende ogni possibile messa in scena, concedendosi unicamente ai legami (malati) tra i personaggi, mettendo alla berlina così ogni forma di governo esistente.

A questo (inaspettato) giro Yimou non ci regala nulla di nuovo, se non una storia raccontata come solo un grande maestro è in grado di narrare.

Visti i tempi, spiace dirlo, ma sembra quasi un lusso.






Commenti

  1. Hai ragione, nonostante di questo regista io abbia visto quasi tutto, questo mai sentito anche se i suoi film di lotta se pur spettacolari sono quelli che mi prendono meno.
    Hai visto One second?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sui suoi film di lotta non posso essere obiettivo... me lo hanno fatto scoprire e comunque è riuscito a mantenere anche lì una poesia incredibile - che si sente anche in questo caso, per inciso.

      Di "One second" ne parlerò a breve, invece ;)

      Elimina
  2. Se trovo il DVD lo guardo volentieri, fosse solo per guardare la battaglia degli ombrelli 😁 Un regista che mi piace parecchio 👍

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sicuramente non è tempo sprecato, il nostro parla quando ha qualcosa da dire, come nella tradizione orientale - The great Wall a parte, ovviamente...

      Elimina
  3. Un ritorno che effettivamente aspettavo, soprattutto dopo gli ultimi film...quindi cercherò di vederlo quando potrò ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non scappa 🤪 che poi dopo ce sta pure n'artro film da recuperare 😶

      Elimina

Posta un commento

Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

Post più popolari