SPENCER, di Pablo Larraín

Vacanze di Natale, 1991. Diana Spencer, meglio conosciuta come Lady D., deve passare le festività insieme alla famiglia reale, in quello che si preannuncia come una ricorrenza non certo entusiasmante...

Facciamo un'utile e necessaria premessa: della famiglia reale non me ne può fregar di meno e quando trasmisero in diretta le nozze di Meghan con quell'altro mi sembrò che il mondo intero avesse ricevuto una bella lobotomia. Perché, diciamolo, a vedere le nozze di un gruppo di milionari che vivono alle spalle dei contribuenti vuol dire che...

Tra l'altro, Manowar e Tolkien a parte, desidero che tutte le monarchie spariscano.

Specificato questo, ritengo anche che la sofferenza sia universale e che riguardi tutti, ricchi o poveri che siano. Che la mancanza di amore e di contatti veri facciano soffrire abbestia anche se stai in mezzo a Buckingham Palace. In mezzo possono esserci tutte le specificazioni e contestualizzazioni necessarie, ma non perdiamo l'empatia, che credo sia l'unica cosa in grado di far andar avanti il mondo in maniera decente.

Detto questo, Spencer non è un biopic.

O almeno, non come siamo abituati a intenderlo.

Perché sì, c'è una ricostruzione storica, parla di una figura realmente esistita (non Carlo Pedersoli...) e ricostruisce l'ambiente che gravava intorno a essa, ma non vuole fare un elenco degli avvenimenti salienti. Anzi, si concentra unicamente in quarantott'ore, due giornate che per la protagonista rappresentato la consacrazione e la deflagrazione dell'incubo.

Una favola tratta da una tragedia vera, scrivono all'inizio...

E difatti Larraín ha sempre detto di aver voluto realizzare una fiaba horror, più che un vero film biografico. Come già detto, Lady Diana, la principessa del popolo, è solo un pretesto per raccontare altro e fare una riflessione sul potere, dato che il nostro non è nuovo a parlare delle donne che hanno viaggiato a lato della Storia e delle forze che scossero il mondo.

Allo stesso modo si muove la sceneggiatura di Steve Knight (sì, quello dei fottuti Peaky Blinders), concentrandosi su quelle dannane due giornate e sulla psicologia sul punto del baratro di un personaggio fragile che di tutto quel sistema cominciava ad essere soggiogata.

Tutti si sono strappati i capelli per il film, io invece faccio un passo indietro, ammettendone però le molte qualità, insieme a diverse sottigliezze di scrittura che lo rendono più profondo e destrutturato di quello che potrebbe sembrare, anche se con dei scivoloni che personalmente non sono riuscito a ignorare.

Tipo una (finta) fuga liberatrice in Rolls Royce...

No, non è (solo) un film su Lady Diana. Nossignore. Larraín e Knight parlano della disgregazione del sé, di una mente in bilico su una specie di follia che cerca di riappropriarsi della propria vita che le circostanze di corte le hanno negato.

Inizia con la nostra che si perde nelle strade in cui è cresciuta.

Un media res che mostra l'identità che lentamente va a puttane, mentre la "gente normale" la guarda come se fosse una creatura di un altro mondo, qualcuno lontano da loro, quando alla fine mostra le sue fragilità per tutto il corso della pellicola, alternata alla follia delle tradizioni di palazzo.

Si reitera continuamente il disturbo alimentare (soffriva di bulimia) di Diana Spencer e, per tutta la prima parte, si alterna il menù di palazzo. Così come il capo chef, tra la compostezza di etichetta, fa uscire delle scintille di aggressività (elegantissima) da manuale. 

E' peggio la follia latente e disperata o quella istituzionalizzata?

Larraín si muove con una classe innegabile in questi ambienti freddi, sottolineati da una nebbia onnipresente e da una (magnifica) fotografia che sulla granulosità della lue, rievocando vecchi filmati, punta tutto il proprio estro visivo. Gioca sulle simmetrie, sulla geometria che racchiude come una prigione. Non si sofferma sui momenti di cronaca ma su singoli attimi, come la cena, che dell'horror ha tutte le sfumature, e riuscendo a trasmettere un senso di claustrofobia perenne.

Quasi non racconta una storia, se non la cronaca di una morte (interiore) annunciata che sul finale cercherà di riprendersi uno spazio personale.

Nel mezzo, un paio di momenti piuttosto didascalici, che cozzano terribilmente con la finezza di cui sopra (Anna Bolena? Ma davvero?) e la reiterazione di concetti (ma serviva davvero il momento col piccone fagiano?) già perfettamente espressi da sé. Ma momenti che, quando il regista va a briglia sciolta, regalano momenti di grande emozione che si sposano con un simbolismo che di quel desiderio di libertà si fa espressione.

Una danza, uno spaventapasseri e un vestito giallo.

Resterà un ritratto fumoso di Lady D., come è sempre stato, ma più di tutti quello sguardo finale su un futuro già scritto e che tutti sappiamo, forse la parte veramente più tragica di un film che si poggia su un lieto fine momentaneo e, in quanto tale inesistente. 

Comunque, a me la Stewart continua a non convincere. Statece.






Commenti

  1. A me è piaciuto molto proprio per il suo essere più favola universale che biografia. E vado contro la tua opinione dicendo che la Stewart, nata come una povera minchia di mare sacrificata in un personaggio stupido, sta facendo scelte ottime e diventando sempre più brava!

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    1. Ma infatti sulle sue scelte non discuto, ha un curriculum da invidia. Però boh... proprio non ce la faccio.
      Al contrario, il suo ex per me spacca di brutto.

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  2. Mi accodo a Erica: aldilà che, come ti dicevo su fb, questo per me è il film meno riuscito di Larraìn (io sinceramente non ci ho visto molto altro che un film su una principessa triste) per me la Stewart è un'attrice coi controfiocchi. Anzi, direi che è il vero valore aggiunto di quest'opera. Ma anche togliendo Spencer, mi pare che la bella Kristen già da un bel po' di tempo a questa parte abbia dimostrato di essere una signora attrice...

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    1. Non so, proprio non riesco a digerirla - anche se detta così sembro Hannibal Lecter 😅

      Invece io nel film ci ho visto di più. Peccato per un'ultima parte davvero TROPPO didascalica...

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  3. Piaciuto tutto, e lei la trovo una presenza semplicemente magnetica. La penserà così anche Larrain, questa volta, che non le stacca mai la mdp di dosso.

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    1. Ragioniere... mi faccia mantenere il contegno 🤣😅

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