BUSSANO ALLA PORTA, di M. Night Shyamalan

Andrew ed Eric, insieme alla figlia adottiva Wen, stanno trascorrendo le vacanze in uno chalet affittato. A infrangere la tranquillità familiare è l'intervento di quattro tizi che, dopo averli incatenati, sentenziano che dovranno sacrificare uno di loro, altrimenti il mondo sarà spacciato...

Tagliamo subito alla testa al toro e diciamo che Bussano alla porta non è in film sui testimoni di Geova, così la battutona che tutti stavamo aspettando se n'è bellamente andata. E inoltre, sottolineo che chiunque se ne esca col politicamente corretto perché tra i protagonisti ci sono due gay, riceverà un invito molto politicamene scorretto circa dove debba andare.

Per il resto, tutto è accetto, anche sostenere che sia un brutto film. Ma in quel caso mi permetterò di etichettarvi come incapaci di intendere e volere.

Non starò a dirvi quanto io sia affezionato al cinema di Shallallero bello nostro, perché odio ripetermi. Lui è ormai in quella fase della carriera dove ha ampiamente dimostrato vette e abissi che è in grado di raggiungere, quindi ogni uscita ha il lascito del dubbio che già da sola basta a creare la suspence necessaria. Quindi se Glass era stato un film dalla gestazione anomala, visto l'enorme hype che era riuscito a generare, Old aveva mostrato in una sola volta il meglio e il peggio di questo regista.

Da quell'ultima fatica temporale però ha mantenuto intatta l'abitudine (se si omette The last airbender, ma di quello non voglio parlare...) di lavorare su soggetti altrui, e a questo giro tocca al libro La casa alla fine del mondo di Paul G. Tremblay.

Purtroppamente non ho letto il romanzo, mi sono ahimè limitato alla trama su Wikpedia che, sì, è diversa da quella del film, ma ognuna ha una caratteristica peculiare e le svolte scelte da Shallapolly sono tutte coerenti con la sua poetica.

Trembley, da quanto letto, sceglieva un finale molto più ambiguo e misterioso, in grado di far andare in brodo di giuggiole uno come Stephen King. Shyamalacoso invece, che da sempre è un tatone innamorato dell'umanità e dei suoi orrori, ha abbracciato la via del misticismo a cui è legato, creando un discorso sulla fede e i legami umani molto meno banale di quello che può sembrare a prima vista.

E in tutto questo Bussano alla porta rimane un film destinato la grande pubblico.

Credo che il talento passi anche da faccende simili, quando con poco e una trama presa in prestito da un B-movie qualsiasi, si riescano a creare delle grandissime prove. Qui abbiamo tutto quello che serve per tenere la gola asciutta dall'ansia e dalla tensione per tutta l'ora e mezza di durata.

Ah, sì, non dura nemmeno tantissimo. Ora che comincio ad avere una certa è un particolare incredibilmente influente nel mio giudizio finale.

Del resto, basta quell'inizio per farci capire che stiamo assistendo a qualcosa di grande, così come la grandezza di Bautista (anche qui, prova di attore incredibilmente riuscita, con le ascelle sudate più espressive della storia del cinema) è accentuata solo dal riecheggiare dei suoi passi. E quella fisicità insieme all'aura e all'indole mite data al suo personaggio, creerà una delle molte crasi che attanagliano l'intera pellicola.

Per tutto il resto, c'è una regia con un ritmo incredibile e in grado di ricreare delle immagini magnifiche grazie a un uso sapiente della fotografia. E sfido voi a non perdere il controllo ambientando tutto tra quattro mura - già, sono i limiti che fanno sprigionare il vero talento.

Shyamalan (alè!) qui dimostra tutta la sua devozione a un regista come Hitchcock e, almeno tecnicamente, dimostra di aver imparate tutte lòe lezioni del maestro. Davvero, non sto scherzando, è di fronte a prove simili che mi convinco come questo regista sia incredibile, per quanto si sia suicidato più volte.

Certo, è sempre un film di Sciabadà, e negli ultimi tempi ha dimostrato una propensione a un certo eccesso che dubito di scollerà mai di dosso.

Perché per quanto il film viaggi spedito da farti dimenticare il tempo che passa, ha una struttura intrinseca che impedisce particolari twist, pertanto tutte le fughe e le parentesi rimangono meri escamotage per allungare il brodo, dato la schematicità del tutto, che si dovrà ovviamente concludere nella maniera sopra riportata.

Tutto gestito con una classe incredibile, come solo ai migliori riesce, ma a mente fredda ci ripensi e te ne accorgi. 

Poi però arriva quel finale, quello totalmente diverso dal libro e con tutti i topoi cari al regista, e con essi anche il momento spiegone. E mi è venuto da pensare a Kill list, a come senza dire nulla declassava la nostra società e come qui si debba spiegare ogni cosa nella messianica presa di coscienza, pure con una certa ridondanza.

Un discorsone lungo e abbastanza evitabile con tanto di analogia biblica, ma poi succede quello che succede e acquista una sua coerenza, anche se il fascino di non sapere se sia tutto vero o un delirio del quartetto psycho è una brutta mancanza.

Non mi metterò a dire quale delle due conclusioni sia la migliore, perché deragliano verso due lidi differenti. Da una parte c'è l'ignoto, dall'altra la concezione che l'amore tra due persone basta a salvare l'intera umanità. Sono entrambi qualcosa di così bello che, pur con tutti i limiti del secondo, non me la sento di bocciare.

E si ritorna anche alò motivo per cui adoro così tanto i film di questo regista. Non tanto per i plot twist (che poi... qui non avviene... forse è questo il vero plot twist!) ma per l'amore dei suoi personaggi. E in quel discorso tanto sbagliato quanto ridondante c'è tutto.

Tutta la tensione accumulata serviva per condurci al vero atto d'amore, regalato dagli ultimi, da persone emarginate che forse proprio per questo potevano fregarsene. L'amore assoluto.

Tra la ragione che si oppone alla fede e l'inquietudine di quello che non si riesce a spiegare, il film, pur con tutti i suoi difetti (ignorabili), porta a casa un risultato da fuoco, rimanendo accessibile a chiunque e coinvolgendo.  

Per me, assolutamente promosso!






Commenti

  1. Shyamalan dimostra di essere un gran regista e, soprattutto, un gran gestore di attori (io il romanzo l'ho letto invece, e Bautista è perfetto nei panni di Leonard); se solo cominciasse a confidare un po' di più nell'intelligenza degli spettatori, invece di infilare lo spiegone a sproposito, tornerebbe ad essere un regista perfetto.

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    1. Non so... nonostante il blablabla mi è piaciuto un sacco ugualmente 🤩

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  2. Il problema è che il grande pubblico l'ha snobbato... peggio per loro!
    A me è piaciuto. L'ho trovato il suo film più maturo, come ho trovato coraggiosa e necessaria la decisione di non ricorrere al plot twist. Non era possibile. Sarebbe andato contro l'ineluttabilità della visione del regista: Shymalan ci sbatte di fronte alle nostre responsabilità, stavolta non ci sarà nessun colpo di scena a salvarci...

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    1. Da me è stato distribuito molto male e per poco tempo. Il che è assurdo, avrebbe tutte le carte in regola per piacere.

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