THE WHALE, di Darren Aronofsky

Dopo la morte del compagno, Charlie si è rifugiato nel cibo, con tutte le conseguenze estreme del gesto. Conscio che gli restano pochi giorni di vita, tenterà di riallacciare i rapporti con la figlia, e...

Mi rendo conto che Darren Aronofsky sia un regista molto particolare. Morboso, tetro, eccedente all'inverosimile e con una passione malata per il disagio. Quando ci va di lusso, escono fuori pellicole come madre! (statece, a me è piaciuto) o The wrestler, quando va meno bene cose che The fountain, che forse potevano non deragliare con un contenimento di ego. 

Noah invece è un capitolo a sé...

Proprio per questo il fatto che ci fosse lui dietro The whale un poco mi preoccupava...

Mi rendo altresì conto però che questo è un film problematico.

C'è tutta la questione sulla grassofobia, sul dover rappresentare il sovrappeso sempre come un problema, così come il fatto che per interpretare Charlie si siano dovute usare delle protesi e non un attore aventi le medesime caratteristiche. Comprendo anche che questa è una storia trattata da persone normopeso (sia il regista che l'autore dello spettacolo teatrale originale sono dei fuscelli) e che rischia di incasellare, sicuramente non volontariamente, in schemi specifici una categoria già marginalizzata.

Tutte questioni molto complesse (quale non lo è?) dato che toccano da vicino il vissuto di alcune persone, che va sicuramente al di là della puntata tipo di Vite al limite. Io, dal canto mio, posso avere le mie idee artistiche sul film, ma accoglierò sempre qualunque richiamo, dato che la società è costruita sul confronto e sul maturare questioni prima ignorate.

Resta il fatto anche che questo è un film più furbo che bello - si può dire o sto facendo del bodyshaming?

E' una di quelle pellicole fatte apposta per accalappiarsi un certo tipo di pubblico, tratta di una persona avente un problema visibile e subito spiattellato a mezzo cinepresa e, per impersonificarlo, si è scelto un attore dal passato travagliato che con questo ruolo ha una sua rivalsa artistica e personale. 

Non per nulla, la vittoria agli Oscar di Brendan Fraser (meritatissima, per me) era più che scontata ancora prima che il film uscisse, dato che questo è a tutti gli effetti il suo Simple Jack.

Due premesse molto lunghe e necessarie per valutare il film. E per comprendere meglio anche come il mondo sta cambiando, senza starnazzare che col politicamente corretto non ci fanno più dire nulla. Figuratevi, a me vietavano già prima di bestemmiare..

Puntualizzato ciò... a me il film è piaciuto molto.

Mi è piaciuto con la coscienza che potrà invecchiare malissimo e che molto probabilmente in un futuro prossimo mi ritroverò a rivalutarlo in peggio. L'ho visto con gli occhi di un normopeso che con l'adipe ha avuto il rapporto che ha gran parte della popolazione mondiale, ergo, mi sono lasciato guidare dagli occhi di un narratore esterno che mi ha proiettato nella vita di questo perosnaggio.

E diciamolo, nonostante l'impostazione teatrale non permetta ad Aronofsky di fare le sue solite vorticate, questo è un suo film al 100%. Ce lo dice già dall'inizio, mostrandoci una delle sue solite uscite, e proseguendo con la sua solita morbosità. 

Certo, ha il buongusto di fermarsi sempre un attimo prima, ma la sottotraccia da "fenomeno da baraccone" resta in più punti, ed è un aspetto abbastanza contrastante dell'intera pellicola, che ci metteil personaggio di Fraser sotto gli occhi tutto il tempo, adattando lo schermo per meglio sottolinearne la stazza.

Ad ogni modo, però, va anche detto che quello dell'obesità è il classico "elefante nella stanza", con tutte le battute annesse. The whale non parla (solo) di questo, per quanto sia il discorso che si mangia (ehm...) la parte più grossa di discorso, ma di personaggi irrisolti in cerca di una catarsi, di un proprio fine.

"L'umanità è assolutamente incapace di non amare", dice Charlie. 

C'è una scena proprio all'inizio che per me è il sunto di tutto il film. La sua "amica" infermiera gli ha appena comunicato che i suoi parametri sono così sballati che gli restano pochi giorni di vita, e dopo gli allunga uno scatolone di pollo fritto e resta a fargli compagnia mentre guardano la tv. Credo sia una scena semplice, bellissima, straziante e molto complessa allo stesso tempo, e se il film fosse stato composto da momenti simile e non dalla ricerca dello shock a tutti i costi tipico dell'autore, forse staremmo parlando del capolavoro che speravamo tutti.

Se devo citare quello che mi è maggiormente piaciuto, è stata la capacità di donare luci e ombre ad ogni personaggio, senza farli pendere troppo da una parte o dall'altra della bilancia. 

Perché Charlie non è del tutto buono, anche se molti lo stanno confondendo col tipico "buon ciccione" (a proposito di stereotipi), la sua assistente non è guidata da un amore incondizionato, il samaritano ha un'evoluzione estremamente ambigua e per nulla semplice, così come il rapporto con la figlia (che forse, qualche piccola ragione di essere incazzata ce l'avrà pure...) segue una sua logica personalissima che mi ha fatto amare quel finale.

Rimanendo comunque del presupposto che, sì, sono conscio dei problemi che il film si trascina dietro e che comprendo benissimo che ad alcuni potrà non piacere per quei motivi. 

A me, senza tanti giri di parole, ha emozionato molto.

Se non altro, ci hanno risparmiato la pantomima della "fame d'amore".

E comunque, siccome è risaputo che sono una persona molto serie, alla scena dell'ultima immagine sono quasi scoppiato a ridere perché ho immaginato dicesse "Tirami il dito", con conseguente imitazione del monologo su Tatiana di Cirilli...






Commenti

  1. Sostanzialmente sono d'accordo: anche a te ha dato la sensazione (Aronofsky) di "fermarsi sempre un attimo prima", il che è fondamentale. Cosa che non faceva in "madre". Ecco, io direi invece che "Madre" e "The wrestler" sono due film molto diversi, e questo è molto più simile a "The wrestler" (per fortuna!)

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    1. Ovviamente è più simile a The wrestler, anche se lì lavorava molto più di sottrazione. E ti dirò, per me l'eccesso di madre! era più che controllato e gestito, ma qui avremo sempre idee diverse credo 😅

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  2. Io l'ho apprezzato proprio per il modo in cui prova, e riesce, a non essere patetico e a dare a ogni personaggio le giuste sfaccettature per renderli più che imperfetti, protagonista compreso, che spesso avrei preso a sberle nonostante ami Fraser. Non credo lo riguarderò tanto presto, perché è un calvario a livello emotivo, ma spero venga visto e apprezzato da più persone possibili.

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    1. Sta avendo molto successo, almeno in termini di visioni, ma sta pure dividendo parecchio 🤔

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  3. Non l'ho ancora visto. Ho il sano terrore di uscirne distrutta...aspetto il momento giusto. Come ho scritto da altre parti, da brava pazza ho appena (ri)aperto un blog di cinema.Se ti va di passare ...

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    1. Il rischio c'è, dipende dalla propria sensibilità. È comunque un film (parzialmente) hollywoodiano, quindi non estremo come poteva essere.

      Per il resto... Di nuovo inizi ne so qualcosa 😅🫣 passo sicuramente!

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