AMBULANCE, di Michael Bay

Will, veterano di guerra, viene abbandonato dal paese che ha amorevolmente servito quando non riesce a pagare le cure per la moglie malata. Ad aiutarlo interviene il fratell(astr)o Danny, proponendogli un colpo grosso facile facile. Ma le cose non andranno come previsto e, per sfuggire agli sbirri, finiranno per impossessarsi di un'ambulanza...

Allora, con Michael Bay ho un rapporto controverso. Vi basti sapere che il motivo per cui ho ripreso a bloggerare è stato perché mi sono svegliato con una misteriosa voglia di scrivere una recensione di Pain & gain, al momento primissimo post di questa (ennesima) ripresa, pertanto se siete qui a leggermi dovete "ringraziare" lui, in qualche modo. 

Tra l'altro, da anni vado raccontando di come i suoi Transformers mi abbiano salvato dall'esaurimento con le loro vagonate di ignoranza e CGI. Michele Baia quindi sarà sempre il benvenuto da queste parti, anche se alla sua maniera...

Detto ciò, fingiamoci seri dicendo che il film uscì in un momento ambiguo.

La minaccia del Covid sembrava alle porte e le sale stavano timidamente riaprendo. La gente doveva essere convinta a staccare biglietti e per farlo serviva uno spettacolo degno di cotanto nome e, dite quello che volete, ma la nostra Baia lacustre è l'uomo giusto.

In più, è un Autore, perché come ha rivoluzionato lui il modo di fare cinema (se in meglio o in peggio lo lascio dire ad altri) solo pochi altri, così tutte le peggiori fisime di quel periodo albeggiante vennero mantenute con un film cafonissimo, ignorante, tamarro, ma anche portatore sano di una cifra stilistica personale e inconfondibile.

In tutto questo però non mi spiego perché venne distribuito in Italia con un mese d'anticipo rispetto alla madrepatria, mentre su suolo stellestrisce starnazzò per qualche giorno in esclusiva su Peacock Tv prima del rilascio sul grande schermo.

Però, se in quel casino Jordan Peele si faceva le pare sul futuro dell'industria e Tom Cruise in aereo salvava tutti, Michele Baia cominciava a porsi delle domande, entrando in un circolo vizioso che affligge quelli che "diventano grandi". Alla giovanissima età di cinquantasette anni infatti il nostro si imbatte nel peggiore dei mali di ogni regista: il remake e l'autocitazionismo.

Ambulance (o AmbuLAnce, perché come tutti i tamarri degni di questi nome deve omaggiare il quartiere e la città sue) è infatti un remake dell'omonimo film danese di Laurits Munch-Petersen, il primo rifacimento in carriera per Michelone nostro come regista. Come produttore si macchiò indelebilmente lasciando giocare uno come Marcus Nispel con le cose da grandi, ma all'atto pratico non si era mai cimentato.

Nulla di grave... più che altro sono due battute ad avermi fatto scattare l'allarme.

"Hai mai visto The rock?"

"Entriamo in due, come i Bad boys."

Chiaro che dopo una roba simile mi aspettavo di vedere Jake Gyllenhaal vagare sul set con Abdul-Mateen II vestito da Virgilio. Titolo del film: The ambulance that Will steal

Ebbene sì, Bay prova anche a sembrare un po' di più di quello che è, col rischio di cadere dal pero di steroidi. Purtroppo la sua è una visione semplicistica rasente il reazionario e la sua denuncia sociale si ferma a un patriottismo non accontentato dove tutti sono fighi, magri e le donne hanno un trucco che resiste al sangue e agli incidenti... ma come detto, lui e il suo cinema sono questo. Prendere o lasciare.

Fortunatamente la parte sociale non prende mai il sopravvento sulla componente azionistica, pertanto quello che ci viene offerto è il classico "cinema in movimento" che racconta già tutto di per sé. ignorando psicologie gestite ad minchiam e imprese acrobatiche della MDP che spuntano a muzzo dai tetti dei grattacieli, il film è puro spettacolo.

Spegnendo il cervello quanto basta e ignorando tutti i limiti bellamente sovraesposti, mi sono divertito un sacco, tanto da non sentire due ore di durata che in più punti girano a vuoto e dei personaggi tanto flebili da essere quasi intangibili.

Al pubblico va ricordato che esiste la sala e Bay ce la fa. Sarà il regista che è, ma lo spettacolo con lui è sempre assicurato.

PS: Jake... ma una volta non eri un attore "serio"? Ti servivano soldi?






Commenti

  1. Ho un post su "Pain & gain" da scrivere spero di trovare il tempo, questo film dal punto di vista visivo è una bomba, la parte dove i protagoniste se la ridono, non l'ho capita, ma io l'umorismo di Bay non lo capisco, il resto del suo cinema si e mi piace, ma non il suo umorismo, quella è davvero la parte criticabile dei suoi lavori. Cheers!

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    1. A me l'umorismo dei suoi lavori mette seriamente a disagio 😅 sì, è veramente figo, gli inseguimenti sono davvero ganzi. L'inconveniente è stato il doverci costruire un film intorno 😅

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  2. Beh sì, per certi film è d'obbligo spegnere il cervello, soprattutto se vuoi divertirti ;)

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