IL MIGLIORE DEI MONDI, di Danilo Carlani, Alessio Dogana e Maccio Capatonda

Ennio Storto è un programmatore informatico che, tra un comando ad Alexa e l'altro, ha impostato la sua vita sulla "filosofia del 40%" - batteria del telefono a parte. Un giorno, un contatto anomalo con un vecchio modem, lo capitombola in una realtà parallela dove la tecnologia non è mai evoluta dopo l'anno 2000 a causa...

Sono un fan di Maccio "genio comico" Capatonda da quasi un ventennio, ma solo l'altro ieri ho scoperto che in realtà lui ha solo dodici anni più di me. Collegandomi a ciò ho pensato che dodici anni fa a quest'ora iniziavo a lavorare per la prima volta dopo le superiori (prima come netturbino in un autogrill e poi in fabbrica) ed ero felice perché finalmente potevo spendere tutti i soldi che volevo in fumetti e anime, sapevo tutto delle nuove tendenze di telefilm ed avevo energie inesauribili... 

Oggi invece prego di arrivare a fine mese tra affitto e bollette, recupero tutto con ritardo e in un film il fatto che non superi l'ora e mezza di durata condiziona ferocemente la scelta.

Non sembra, ma questo film parla un po' a quelli che stanno attraversando questa fase. Quelli che hanno vissuto gli albori di Netlog, a riprova della Storia che si ripropone come farsa...

In realtà è un processo iniziato più un sordina da parecchio tempo. Credevate davvero che tutti si fossero messi a citare gli anni Ottanta perché erano davvero bellissimi? Spiace deludervi, ma si sfruttava solo l'effetto nostalgia di quella parte di popolazione che aveva il portafogli alla mano, quei nerd al potere che ora stanno diventando i boomer da distruggere. Ecco quindi che tra il pubblico di ieri ci sono giocoforza quelli a cui oggi si spiega il senso del gergo usato dai tiktoker, ovvero, un bacino preciso di fruitori da richiamare. È sull'onda di questo gap generazionale che sono nati film come il recente No hard feelings con JLaw.

O muori ghiandaia, o vivi tanto a lungo da scandalizzarti per il "politicamente corretto".

Pertanto, così come la Rai si assicura il pubblico anziano a suon di Don Matteo, serve qualcuno che dica anche a noi che "si stava meglio quando si stava peggio". Salvo che il peggio non l'abbiamo mai conosciuto...  

Già questo basterebbe per portare avanti un film generazionale che levati, qui però siamo molto più terra terra - o thera thera, visto che si parla di un informatico. Maccio è uno intelligente, conosce i suoi limiti, e se i suoi film precedenti nella loro demenzialità mi erano piaciuti, devo dire che vederlo qui alle prese con un soggetto semiserio mi ha un attimo destabilizzato. 

Questo vuol dire che se ci fossero stati, che so, Favino o Gassman (due a caso), il risultato sarebbe cambiato?

Assolutamente no. E' sempre un film di Maccio, il che vuol dire che non devi aspettarti Lanthimos. Al massimo te lo cita dentro a buffo (insieme a Bergman e Malick - sul serio), però sempre un filmetto comico rimane e la voglia di prendersi sul serio è sempre sotto le scarpe.

Qui però fa il serio, che è una cose leggermente diversa. 

E devo dire che la parte iniziale, quella più "normale", con tutte le sue ingenuità e luoghi comuni, era riuscita pure a convincermi. Maccio non si ripete, non ricicla i suoi tormentoni e coadiuvato dai suoi aiutanti alla regia riesce anche a dare un ritmo compatto e ben orchestrato (seriamente, prima di vederlo comparire sullo schermo credevo di aver sbagliato film...), salvo poi le solite magagne da sospensione dell'incredulità dilatatissima quando la parte quasi sci-fi entra nel vivo.

Ma ci abbiamo davvero prestato attenzione?

Sorvolando la domanda retorica, abbiamo il film per quelli come lui, che appartengono a un'altra generazione e che quelle cose le hanno vissute, e quelli di dodici anni in meno, né troppo vecchi ma neppure troppo giovani, che mentre cercano di capire come usare la schwa rimpiangono tempi più semplici che forse non ci sono mai stati.

Ecco, forse il film ne sarebbe uscito impreziosito proprio da questo, nel capire che forse una realtà felice non esiste e che l'alienazione che viviamo oggi forse c'era già, ma in altre forme. Lo suggerisce appena, così flebilmente da scomparire, concentrandosi sulla capacità di aprirsi ai sentimenti, che sono il sale della vita.

Ma non era l'ottimismo...?

Ecco, questa è una battuta per quelli della mia generazione.

Per il resto, poco altro da dire su un film che prova a dire qualcosina, ma ha comunque l'intelligenza per non strafare. Noi neo-boomer siamo una classe sociale che può fruttare e l'intrattenimento se ne sta lentamente accorgendo, dicendoci che forse non è colpa nostra, rassicurandoci alla sua maniera. Maccio non è escluso dall'equazione del tempo che avanza.

Se era il pane avevate il mangime per le galline.

In tutto questo però mi chiedo come abbia fatto Tomas Arana in carriera a gozzovigliare con gente come Ridley Scott o Christopher Nolan, fino ad arrivare a questo e un episodio di Imma Tataranni...

Non troveremo mai risposta al quesito. Il film, invece, se volete una serata leggera e scanzonata, lo potete visionare comodamente su Prime Video.






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