IL MONDO DIETRO DI TE, di Sam Esmail

Una moglie misantropa organizza a sorpresa per la famiglia una gita fuori porta, alloggiando in una villa in affitto. Strane cose accadranno, tra cui l'arrivo del proprietario e la figlia, mentre il mondo sembra sprofondare nel caos...

Ogni tanto qui a casa ci ricordiamo di avere un abbonamento Netflix, ma dubito che a Los Gatos ringrazino per questo. Quindi, quando tutti hanno cominciato a parlare di questo Leave the world behind, una visione è stata quasi obbligata, dato si diceva fosse una pellicola non priva di sorprese!

La prima è che, nonostante mi ispirasse meno di zero, sono rimasto catturato fin dall'inizio. Il plot twist definitivo però è stato scoprire, una volta finito, che non mi sbagliavo...

Stando a diversi articoli, la spiegazione del finale (il film è tratto dal libro omonimo di Rumaan Alam - che io non ho letto) ha monopolizzato le ricerche in rete, segno quindi che si tratta di una pellicola accessibile a chiunque. Non è snobismo, ma mi avevate descritto Tenet come incomprensibile, quindi... 

La realtà è che, non fosse per l'ispirazione cartacea, questo film potrebbe essere sonoramente debitore verso il recente Knock at the cabin vista la tematica catastrofista e proprio come nel film di Shallallero, pure quello con un'origine letteraria, la vera sorpresa è che non c'è nessuna sorpresa. 

Anzi, il coup de théâtre lo mettono proprio durante i titoli di testa. 

Barack e Michelle Obama (sì, proprio loro) sono i produttori. Non so perché, ma a distanza di tempo questo mi sembra il particolare più inquietante di tutti.

Per quanto a Sam Esmail gli piacerebbe essere Shyamalan, il film appare in realtà come una versione da discount dell'ambiguo It comes at night, anche se non possiede lo stesso fascino e non sa proprio come sfruttare l'alienazione di cui una storia simile dovrebbe essere imbevuta, segno che il nostro diventa a sua volta un indianone da ipercoop.

Altro colpo di scena: vi aspettavate così tanti consigli di visione in una recensione? 

Eppure, come già detto, all'inizio mi aveva convinto.

Infatti, nonostante un preambolo pieno di infodump, parte benissimo e riesce ad alimentare una tensione crescente con poco. Solo l'arrivo di Mahershala Ali (salute!) è una prova magnifica di regia, montaggio e interpretazione, un piccolo corto a sé in un film che purtroppo non riuscirà più a ricreare la medesima tensione, proprio perché decide di abbandonare tutti i non detti che in quella scena emergevano silenti.

La regola aurea della scrittura è quella di non dover spiegare tutto quello che succede, ma lasciare che sia il pubblico a riempire gli spazi mancanti con degli opportuni indizi; la regola bagnata dei segaioli e che quando sono gli spettatori a darsi le risposte circa quello che stanno vedendo, allora è un bene, e se non si controlla con cosa hanno riempito i vuoti è anche meglio. 

Esmail però no, non fa così, anzi a una certa arriva pure con lo *SPIEGONE* circa quello che sta succedendo, segno che forse si è addirittura perso il focus su quanto si voleva raccontare.

Lo dicono anche i protagonisti del film, la realtà è che non c'è nessun controllo. E quello che viene mostrato è un mondo lasciato in balia di sé stesso in mezzo al caos, dove il peggio della gente viene fuori di fronte a qualcosa di incomprensibile e sopra tutti noi, col guaio forse non ci sia spiegazione alcuna.

Invece qui di spiegazioni ne danno fin troppe. C'è un piano di sovvertimento mondiale narrato bellamente a schermo quando già gli svolgimenti di per sé erano abbastanza destabilizzanti da non richiedere voice over sensuali che scartabellano le sequenze.

In più, rendere reale ciò che si sospettava fin dall'inizio (senza che avvenga un qualche ribaltamento) è la prassi della pessima scrittura...

Non sono da meno neppure i personaggi, ognuno degli archetipi sociali (il marito moderno ma senza nervo, la moglie misantropa che trova catarsi nella collaborazione) che però rimangono lì, appena accennati, mentre il mondo cade a pezzi e cercano di costruire nuovi spazi. Tutto è tracciato con la penna grossa, si danno risposte forse nemmeno necessarie che purtroppo non chiudono nessun cerchio (a che pro poi i cervi e i fenicotteri?), lasciando un vago insoluto verso una soluzione preannunciata.

Manca il cinismo, per assurdo. 

Quello vero, in grado di far emergere le zone d'ombra che possiamo avere tutti, dimostrando la vera natura umana verso la quale non si può scappare, quello che ti fa domandare «Io cosa avrei fatto al loro posto?» inquietandoti di dover ammettere una reazione similare.

Qui si guarda "solo" da lontano.

Perché se mi realizzi la caricature di un trumpista e me lo rendi così, rimane una caricatura, non un senso di minaccio per un'umanità in declino, così come nessuno dei personaggi coinvolti diventa la versione estrema (e pertanto contraria) di sé stesso, ma solo un modesto tentativo di dire qualcosa che forse sapevamo già ed era stato espresso meglio precedentemente.

Un peccato, perché il creatore di Mr Robot dimostra di avere talento visivo e registico, ma mi serve a nulla se il discorso non risulta valorizzato come si deve.

Una visione sicuramente gradevole, ma visto quella partenza da urlo, era necessario aspettarsi qualcosina in più che questo discorso abbastanza semplicistico sul governo ladro.

Che poi, se vogliamo trovare la vera inquietudine, solo a me rende perplesso che una piattaforma ci ricordi quanto è bello e sicuro stare a casa...?








Commenti

  1. Gli articoli acchiappa-click “… il finale spiegato” sono la prova che i neuroni nelle teste delle persone sono stati i primi ad estinguersi. Sai cosa ha ricordato a me? Quando King mette i suoi personaggi nella caccapupù e poi, mette in bocca ad uno di loro una teoria su cosa potrebbe stare accadendo, che è la stessa che aveva King in testa per la trama e che di norma, si rivela giusta al primo colpo. Ora, non so se questo sia un pregio (essere paragonati a King) o un difetto (essere paragonati ad una delle sue mosse segrete più pigre), ma il film sta tutto qui in quell’equilibrio tra il sublime e il disastro. Di sicuro Netflix è furbissima, ormai sotto Natale fa uscire un film-fine-di-mondo che scalda “Infernet” per tutto il mese, anche se qui, manda anche un messaggio pro-supporto fisico, paradosso niente male ;-) Cheers!

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    1. Strategia doppiamente perversa: insegnano a godersi il momento proprio quando l'home video fisico è in crisi, spingendo verso sé stessi 😂 per il resto... per me sta in quel mezzo, che accontenta tutti ma lascia comunque un senso di incompiuto 🫤

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