SILENT NIGHT, di Camille Griffin

Un gruppo di facoltosi amici si ritrova a festeggiare il Natale. Tra una battuta e l'altra, verrà fuori la sconvolgente verità su quelle feste, dove il veglione sarà il più terribile a memoria d'uomo. Intanto il piccolo Art...

Ho capito che non potrò mai gestire una pagine social degna di questo nome per la mia naturale incapacità di essere sempre sul pezzo. Una persone però tempo fa mi disse: «Quanto a te, quanto quel che non puoi fare che tu, per te qualcosa da poter fare dovrebbe esserci», e pertanto almeno quest'anno arrivo pronto con un film a tema festività natalizie. 

Ma sono anche un sadico di merda - su quello mantengo eccellenze inalterate - quindi il film in questione è nientemeno che Silent night.

Il film ha avuto dalla sua tre elementi che ne hanno decretato il successo - da noi in maniera più underground, ma si sa, noi italiani siamo un po'... italiani.

Il primo è sicuramente la presenza di Roman "Jojo Rabbit" Griffin Davis, figlio della regista (e del direttore della fotografia, da qui il doppio cognome), reduce dal film di e con Taika Waititi, che sicuramente a livello di audience presso il pubblico generalista ha aiutato. Il secondo è che essendo uscito durante gli ultimi colpi di coda della pandemia, vista la piega che prenderà la trama, ha avuto modo di coinvolgere una larga fetta di spettatori ancora scottati da quella situazione e che in qualche modo si sono sentiti coinvolti.

La terza, ma essendo passato direttamente in piattaforma da noi ce lo siamo perso, è stata una promozione davvero assurda, perché venne lanciato come black comedy natalizia quando in realtà sotto c'è tutt'altro. Cioè, anche la black comedy, ma non è propriamente una commedia...

Partiamo dal presupposto che sono inglesi e nessuno si farà del male. Resta però da ammettere che, per chi si è ritrovato a visionare 'sta roba a mente vergine, il radicale cambiamento di rotta che avviene da metà film in poi dev'essere stata una batosta non indifferente.

Eppure il titolo non è solo la citazione di una canzone a tema...

Qui vanno fatte delle opportune avvertenze. Io non ho trovato questo film una pellicola così sconvolgente come è stata per molti, ma avendo l'elasticità mentale leggermente superiore all'elastico delle mutande, mi rendo conto che certe tematiche in un certo periodo dell'anno per taluni possono essere un colpo non necessario - è statisticamente provato che sotto le Feste i suicidi aumentano sproporzionatamente - pertanto, sì, avverto che alcuni di voi potranno non essere pronti se affrontano la visione con degli irrisolti o sono particolarmente scottati da situazioni personali.

Perché ci viene spacciato come una black comedy a là Le prénom, ma in realtà è un eco-horror.

Inizia come da aspettativa, senza però far ridere veramente. Si colgono diversi irrisolti tra i partecipanti e anche alcune frecciatine (ho adorato la gag dei fondi universitari usati per comprare delle scarpe) ma tutto appare plumbeo, quasi fuori dal mondo. E non solo perché siamo nella high class albionica, e nemmeno per l'aplomb tipicamente british con cui la messa i scena presenta padroni e ospiti, quanto perché le cose non stanno veramente come ci mostrano.

Silent night diventa uno j'accuse a varia materia, anche perché si tratta di un silente scontro generazionale tra chi ha avuto il tempo di sistemare le cose e chi invece si trova con un mondo alla rovina, dovendo solo aspettare che accada l'irreparabile. Gran parte dello snodo tematico del film si nasconde in questo particolare, che avrà modo di esplodere nella seconda metà.  

Pur concedendosi a un paio do scene facilone, la Griffin non calca mai la mano, e se da una parte si apprezza di non soddisfare un voyerismo desideroso di maciullamenti e scene disastrate, dall'altra sono uscito dalla visione con un vago senso di insoddisfazione.

Certo, bella l'eleganza, belli i dialoghi, belle le dinamiche... troppe dinamiche, forse. Ci sono troppi personaggi perché abbiano una vera tridimensionalità e i vari conflitti non trovano mai modo di essere davvero incisivi come meriterebbero. Al massimo, premolari. Succede quando hai così tante cose da gestire in un tempo anche abbastanza ristretto e cerchi di dare a tutti il giusto spazio, contando che non si trattano temi propri leggerissimi...

Forse tutto sta nel modo in cui si affronta l'inevitabile. Chi con un vago senso di riassegnazione (ma poi, se mi scegli Matthew Goode con quella faccia...), "perché così hanno detto gli scienziati", e chi con una voglia di vivere che lo porterà a essere la formula risolutiva di un film che sembra essere davvero senza speranza. 

Con diverse frecce al proprio arco e un buon numero di centri, Silent night provoca e cerca di destabilizzare, puntando forse un po' troppo in alto e perdendosi dei pezzi per strada. Però va dato atto alla Griffin di aver dato una bella alternativa bastarda al classico film natalizio.

E quel suo figlio ormai è una faccia prometti-disastri, visti i due film in cui si è trovato. 

PS: non è che questo rischia di diventare il film preferito dei negazionisti?






Commenti

  1. Cavolo, non mi ero mica accorto che ne avevi parlato anche te! Giuro che non ti ho "copiato"... si vede che abbiamo la stessa idea del Natale! 😂
    Comunque a me il film è piaciuto molto, certo non è perfetto ma credo che le sbavature siano dovute più al budget (esiguo) che altro. In Italia ci sognano film del genere.

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    1. In realtà a me piace il Natale 😅 però l'elemento disturbante è d'obbligo in ogni contesto 😂
      Mah... certi limiti li ho visti più di scrittura, ma non era facile "tenere botta" con un soggetto simile, figuriamoci a un esordio!

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  2. Buon Natale e Buone Feste 🥳

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