A WHITE, WHITE DAY - SEGRETI NELLA NEBBIA, di Hlynur Pálmason

Ingimundur è un ex agente di polizia, in ritiro dopo la morte della moglie per un sinistro stradale. Un giorno, guardando in una scatola contenente le cose appartenute alla consorte deceduta, si instilla in lui la convinzione che la donna lo abbia tradito con un uomo del posto. Il tarlo farà breccia nella mente di Ingimundur fino a conseguenze...

Avete mai visto un islandese? A parte Bjork, dico. Ne avete mai visto uno? Perché non ho molto da dire sul loro conto, a parte che i loro nomi sembrano farli uscire in direttissima da una puntata di Vikings. Tra l'altro, una mia conoscente ha fatto l'anno all'estero in Islanda e mi ha detto che lì si conoscono tutti, e le capitava di vedere il Primo Ministro al supermercato sotto casa. 

Ma soprattutto, gli islandesi non ridono mai - luogo comune confermato. 

Questo film è stato presentato come una pellicola con la "tipica ironia islandese", e guarda caso nessuno ride mai nemmeno qui. Ancora peggio: abbiamo l'ironia di chi non ride mai, e vorrei vedere voi a sbellicarvi dalle risate se vi manca il sole per metà dell'anno.

Insomma, già dalla promozione ti fanno capire che vi stanno prendendo per il culo.

Perché questo film è un po' così. Si fa guardare, offre anche una scena dalla bellezza disarmante, ma resta sempre la sensazione della cosiddetta "ironia islandese", non sai se sono seri o se è il momento di ridere. Solo che devi ridere stando serio... insomma, forse è per questo che si sono spoilerati tutto già dal poster, dando pure l'idea opposta di quello che il film dovrebbe essere. E mi si è instillato il dubbio che forse ero io ad aspettarmi un film diverso, ma che ne stia scrivendo dopo qualche mese dalla visione (e un rewatch, perché la completezza prima di tutto, nonostante il tempo tiranno) deve per forza suggerire qualcosa. 

Una pietra che cade da uno strapiombo, inseguita dalla macchina da presa per tutta la sua (interminabile) precipitata. Basta questa sequenza per dire tutto quello che il film è, promette ma, per una serie di motivi, non mantiene.

Dramma intimo su un uomo che non riesce a elaborare il lutto, ostacolato da una scoperta che metterebbe il pepe al culo anche all'anima più mansueta. Ingimundur è un uomo caduto in un pantano esistenziale, legato a un passato che improvvisamente vede come una truffa e alla ricerca di un riscatto che potrebbe mettere in croce anche l'uomo di legge che è stato in gioventù (che poi, il tasso di criminalità lì è quasi inesistente).

Questo è il punto focale della vicenda, come un abisso possa spedire in un altra bassezza, così come la pietra che cade dallo strapiombo non solo ero escamotage per (pre)annunciare la reazione a catena degli eventi, ma accompagnava letteralmente il nostro protagonista in un capitombolo personale e morale. 

Sarà quindi che quella locandina mi faceva aspettare un exploit totalmente diverso che mi ha impedito di godere di una pellicola di diverse volontà... oppure è proprio al film che manca qualcosa e ne sono sempre più convinto.

Ci sarà infine un tunnel che simboleggia il rinascere dei rapporti, cuciti tra chi è all'inizio e alla fine della vita, collegando tutto quello che vi sta in mezzo. Ma è sufficiente?  

Io personalmente ho avuto l'impressione di trovarmi davanti a un lungometraggio che immerge appena la punta del dito nell'acqua profonda, sempre distante, distaccato, freddo proprio come le lande in cui è ambientato. E che restituisce in finale un idillio quasi conservatore sul ricordo dell'amore e dell'unità familiare, forse la parte più goffa dell'intera operazione, che anziché poetica finisce per sembrare agli antipodi della profondità ricercata dal regista Hlynur Pálmason, nome di spicco del proprio paese.

A distanza di tempo e dopo due visioni, l'ultima tra l'altro pure parecchio estenuante, non ritrovo molto da dire su un film forse fin troppo sottile per me (sempre ammesso di non essere il più sveglio della compagnia) ma a cui sembra mancare qualcosa.

Così come agli islandesi manca la risata.

Che poi, se vogliamo proprio ridere, pensiamo che Ingvar Eggert Sigurðsson, l'attore protagonista, si è ritrovato impantanato nella Snydercut e in Rebel Moon. Questo farebbe ridere anche un islandese!






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