THE KILLER, di David Fincher

Un killer metodico ai limiti del fanatismo fallisce per la prima volta una missione. Questo avrà delle gravi conseguenze sulla sua vita, alle quali cercherà di porre rimedio usando tutta la propria singolare efficienza...

«Ehi, Jean, hai visto l'ultimo di Fincher?»

«No, l'ultimo proprio mi Mank...»

E con una battuta più in ritardo del ciclo mestruale di una donna incinta, vi annuncio che finalmente ho visto pure io il fantomatico The killer, al momento ultimo lavoro di una dei più talentuosi registi viventi col quale però io non riesco ad avere alcun feeling. A questo giro sarà scattata la scintilla?

Il nostro  continua la sua unione di fatto con siora Netflix, che dopo l'omaggio al padre (sceneggiatore Mankato - ok la smetto...) gli permette una scappatella con Andrew Kevin Walker, lo stesso che ai tempi gli scrisse il leggendario Se7en. Adattano l'omonimo fumetto francese scritto da Matz, uno che tra le varie cose è stato anche sceneggiatore di vari videogame di Tom Clancy, e illustrata da Luc Jacamon.

Insomma... roba mia.

Il problema in realtà è che i film di Fincher dovrebbero piacermi. Soggetti borderline, messa in scena così curata da rasentare il narcisismo patologico, situazione ambigue e personaggi dalla caratura morale più lercia di due stripper dopo una lotta nel fango. Il problema è che alla fine di ogni visione mi soggiunge, sempre, la stessa, identica domanda tutte le volte...

Ma a me che ca##o me ne frega?

Partendo dal presupposto che questa fu la stessa frase usata da Battiato per rispondere a Dario Fo, i film di Fincher, per quanto tecnicamente ben fatti, non sono mai riusciti a fare breccia nel mio cuore. Solo quello che porta la firma paterna e Gone girl hanno smosso qualcosa. Gli altri... sì, a parte uno che invecchiava al contrario, tutti oggettivamente molto belli e da studiare se vuoi fare questo mestiere. Ma addosso non mi rimaneva nulla. Puf, spariti dai radar della memoria.

Quindi, quando c'è da affrontare una sua nuova prova dietro la macchina da presa, ho sempre un certo timore. In questo caso poi c'era tutta la questione del fatto che fosse "materia mia", con relativa ansietta sul non sapere come gestire due cose così equidistanti che finivano per fondersi.

Infatti, è un film che (fino a una certa) non mi è piaciuto, ma allo stesso tempo non sono riuscito a staccare gli occhi. Una meraviglia che mi ha lasciato freddo, in sostanza. E non sto parlando del gelato alla vaniglia.

In realtà è tutto lapalissiano fin da subito. "Non puoi fre questi mestiere se non sai gestire la noia". Fincher ci immerge subito nella visione del suo protagonista, ci fa assistere ai suoi preparativi, rituali e regole per preparare il colpo perfetto... insomma, chiaro come LA MINCHIA DI Fassbender che questa altro non sia che l'auto-esegesi di un grande cineasta in procinto di spiegarci cosa voglia dire essere metodici, se non proprio i migliori sulla piazza e di come l'ossessione per la perfezione formale diventi un mantra di vita.

Ma vi immaginate che rottura di coglioni debba essere vivere con Fincher?

Alla fine tutto si riassume in un ossessivo compulsivo che non si capacita di essere fallibile come chiunque, anche se per una sola volta nella vita - con la differenza che un suo sbaglio comporta grossi guai. Non è un vero e proprio vendicatore, perché dei terzi che ci rimettono dopo tutto quello, sotto sotto, gliene frega ben poco. Tutto sta nella sua capacità e potere di avere il pieno controllo della situazione.

Quindi sì, se vi aspettavate John Wick resterete delusi. I combattimenti sono pochi, coreografati benissimo ma lavorano totalmente in sottrazione. Di basa tutto sulla freddezza del protagonista e sulla sua non-evoluzione, qualcosa che LA MINCHIA DI Fassbender riesce a restituire appieno con un'interpretazione che ci ricorda che grande attore sia.

Il resto... beh, il discorso sulla noia può essere rivolto anche allo spettatore.

Perché non è nemmeno una questione di aspettative, stile, cultura e tutto quanto. Di mezzo c'è anche la mia naturale antipatia col regista, ma davvero, un film come questo mi ha lasciato addossi diversi insoluti, primo fra tutti il perché gestire in un certo modo tutto questo da un cineasta navigato come Fincher, che può legittimamente non piacere come non può piacere chiunque (figuratevi, c'è chi dice che sono brutto io) ma la cui esecuzione tecnica rimane, per l'appunto, inappuntabile.

The killer (ah, non confondetevi con quello coreano dell'anno prima) è un film dialogatissimo, anche se nei primi quindici minuti il protagonista scambia una sola battuta, tra l'altro al telefono. Eppure il suo voice over, anzi, quello di Francesco Prando, è onnipresente. E ti chiedi costantemente perché parlare su delle scene che da sole erano comunque chiarissime da sole.

E si, anche che cazzo me ne freghi, ma quella è una mia questione.

Da uno fissano con l'estetica come Fincher, questa non me l'aspettavo. Mi aspettavo tutto il resto, che mi ha regalato lo spettacolino aesthetic che fino a una certa mi sollazza, ma dall'altra mi fa sembrare di star guardando uno che si imbroda da solo e a una certa sono ben convinto sia così. E non è nemmeno la mancanza d'azione (la poca è eccelsa) ma è il tiro di tutto il film a essermi apparso fuori fuoco, più lo sfoggio di un grande tecnico innamorato di se stesso che tanto altro.

Mancava solo che Fassbender tirasse fuori LA MINCHIA.

Mi rendo conto che in un'epoca che si divide tra schifezza e capolavoro questo articolo possa sembrare una stroncatura, ma non lo è. Del tutto, almeno. The killer rimane grandissimo cinema, resta solo a noi sentirci appagati del tutto o meno da quello che un regista di indiscutibile talento ha voluto regalarci.

Certe volte però, alla fulgida bellezza, ci si sente più vicini proprio a quelle opere che dimostrano una qualche imperfezione, anche sbagliando il tiro...






Commenti

  1. Il fucile è chiaramente una metafora delle MINC... Ehm, tornando al film, decisamente un ossessivo-compulsivo, infatti ho apprezzato che abbia scelto come alter-ego la storia di un "precisetti" che fa un errore e va in crisi, lo capisco. Il resto analisi lucida, soprattutto nella tua posizione più che legittima rispetto al regista, la preferisco agli isterismi da "Infernet" ;-) Cheers

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    1. Il gusto personale e l'effettività devono viaggiare paralleli 🤓

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  2. "The Killer" è un film su commissione, commissionato da Netflix per il pubblico di Netflix. Capisco che ci si resti un po' male, da uno come Fincher ci si aspetta sempre il massimo. Però è comunque un ottimo film medio, avercene... la prima parte, che descrive la solitudine del killer, per me è davvero bella. Poi diventa un film "normale", se vogliamo anche un po' prevedibile. Però io un film così lo rivedo sempre volentieri, anche se certo non riscriverà la storia del genere...

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    1. E dire che ho preferito di gran lunga la seconda parte 😅 anzi, mi è sembrata molto più SUA della (non)verbosissima prima tranche...

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