UNSANE, di Steven Soderbergh

Sawyer Valentini si è trasferita da Boston per scappare dalle minacce di uno stalker che le aveva reso la vita impossibile, Risente ancora di quella brutta esperienza e decide di seguire delle sedute di psicoterapia. Ma dopo aver firmato inavvertitamente dei documenti, finisce preda di un ricovero coatto involontario che... 

Se esordisci a ventisei anni con un film come Sesso, bugie e videotape ribadisci fin da subito di essere uno parecchio imprevedibile. Infatti poi prosegui con Erin Brockovich, Traffic e la bilogia di Che, per poi affiancare alla carriera da "autore serio" robe come la saga di Ocean e quella di Magic Mike, finendo pure per un non-remake di Tarkovskij, roba che se non ti perculò neppure quello che porta i panini sul set poco ci manca.

Tra un Knockout e un La truffa dei Logan, possiamo quindi dire con sicurezza che Steven Soderbergh è una puttana un eclettico.

In più, anticipò pure la pandemia di Covid.

Questioni epidemiologiche a parte, la carriere di Soderbergh non ho mai saputo come valutarla. Da una parte film sicuramente interessanti e meritevoli di essere visti, dall'altra robetta molto più trascurabile, ma che comunque fa vedere che dietro la macchina da presa c'è un artigiano degno di questo nome, che il cinema non solo lo ama ma sa come realizzarlo. Sì, pure quella roba con George Clooney, mettiamoci l'anima in pace.

Lo realizza così bene che si fa bastare pure un cellulare.

Esatto. Unsane fu realizzato con l'ausilio di un iPhone 7 plus e non è nemmeno l'unico film girato in quel modo. Park Chan-wook diresse il corto Night fishing con uno smartphone e il documentario Searching for sugar man, realizzato alla stessa maniera, vinse l'Oscar. Pure Snyder firmò Snow steam iron con il contributo del dispositivo Apple. E non sono i soli esempi celebri, dato che pure Michel Gondry e Jay Alvarez diedero...

Inutile girarci intorno, ma all'inizio la pellicola destabilizza un attimo. Le metodologie di realizzazione implicano una serie di questioni logistiche non da poco che conferiscono al tutto un senso di stranezza non indifferente. D'altronde per fare un film non serve solo avere una macchina da presa, ci sono una serie di questioni che possono comprendere il tipo di macchinario usato, la sua rifrazione alla luce e come assorbe i colori, ad esempio l'uso della pellicola 8mm che sta ritornando in auge adesso - le atmosfere di un film come Luz non le realizzi con una videocamera fullHD.

Un iPhone, per quanto all'avanguardia, non ha le competenze adeguate per conferire profondità e porosità all'immagine, soprattutto per quanto concerne le sequenze in movimento che devono giocoforza fare un loro valzer con l'ambiente. Qui sta il primo momento WTF del film.

Che comunque, funziona.

Se tutti aspettavamo Soderbergh all'angolo per fargli gnegnegne, il maledetto ci fotte tutti quanti, perché anche così riesce a realizzare un film credibile e a regalarci addirittura un paio di sequenze pazzesche dove rammenta a tutti non solo il suo talento, ma anche il suo fanboysmo verso il cinema di DePalma.

Ed è qui che casca l'asino...

Perché se al Soderbergh regista nessuno ha mai avuto molto da dire, nemmeno quando usa Sasha Gray (sì, proprio lei) per motivi diversi da quelli per cui la conosciamo, la scelta dello script è un'arte a sé che comporta logiche ben diverse da quelle tecniche. Diciamo anche che il regista veramente geniale è colui che riesce a valorizzare il film per il proprio tocco, riempiendo lacune di sceneggiatura, magari, come chi riesce ad elevare un Drive rispetto a un Fast & furious.

Unsane gioca in maniera insana (lol) con la sua protagonista e, finché il dubbio aleggia nell'aria, la pellicola resta godibile e intrigante. Non che poi diventi sta gran sozzeria, ma le risposte fiaccano sempre tutti i racconti, perché delimitare un accadimento a logiche visibili (o anche semplicemente "logiche") toglie tutto l'alone di mistero e soprattutto ambiguità. Perché è facile parteggiare per una vittima, ma ci vuole molto più impegno per entrare in sintonia con qualcuno la cui innocenza è incerta e che quindi costringe a interrogarsi su questioni molto più scomode.

Di base, questo è il seguito da discount del suo precedente Effetti collaterali, anche quello con delle risposte che però spostavano l'asticella dell'ambiguità morale su rive moto più sporche e scomode - ah, e una scena lesbo tra la Mara e la Z. Jones. Qui è una denuncia al sistema sanitario americano abbastanza basic e con un paio di illogicità.

Nulla di grave, ma alla fine è il solito thrillerino della domenica. Diverte e intrattiene, ma con un soggetto simile si poteva ambire a qualcosina in più. Invece, verrà ricordato solo per essere stato girato con un cellulare.

Non so voi, ma è un biglietto da visita che non eleva il buon Soderbergh come meriterebbe,

PS: comunque, ennesimo film dove una grandissima come Juno Temple viene chiamata per una parte da pochi minuti, non me lo spiego.






Commenti

  1. Visto all'epoca dell'uscita, la prima parte l'avevo trovata un gioiellino. E il monologo incazzatissimo di lei una vera chicca!

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    1. Più che altro, come spesso accade, è lo snocciolarsi dell'intrigo a deludere...

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  2. Idea e tecnica brillanti, un po' come il film, migliore indubbiamente dell'ultimo deludente Soderbergh..

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    1. Mi è bastato il primo della saga, visto su volere dell'ex fidanzata 🤣😅 il capostipite non era neppure male, ma non abbastanza da invogliarmi a vedere i capitoli successivi.

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