UNSANE, di Steven Soderbergh
Tra un Knockout e un La truffa dei Logan, possiamo quindi dire con sicurezza che Steven Soderbergh è una puttana un eclettico.
In più, anticipò pure la pandemia di Covid.
Questioni epidemiologiche a parte, la carriere di Soderbergh non ho mai saputo come valutarla. Una metà del curriculum è occupata da titoli sicuramente interessanti e meritevoli di essere visti, frutto di scelte autoriali ben precise, nell'altra invece sta robetta molto più trascurabile, comunque realizzata da un artigiano degno di questo nome, uno che il cinema non solo lo ama ma sa come realizzarlo. Sì, pure quella roba spaziale con George Clooney, mettiamoci l'anima in pace.
Lo realizza così bene che si fa bastare pure un cellulare.
Esatto. Unsane fu realizzato con l'ausilio di un iPhone 7 plus e non è nemmeno l'unico film girato in quel modo. All'appello tecnico risponde Park Chan-wook, che diresse il corto Night fishing con uno smartphone, e il documentario vincitore dell'Oscar Searching for sugar man fu realizzato nella stessa maniera. Pure Snyder, l'irreprensibile Zack Snyder, durante il periodo di esilio dalla DC Comics, firmò Snow steam iron con il contributo del dispositivo Apple.
Appurato quindi che la metodologia è stata del tutto sdoganata pure da un artigiano come Michel Gondry, possiamo smetterla di girarci intorno e ammettere che all'inizio questo Unsane destabilizza un attimo.
Le metodologie di realizzazione implicano una serie di questioni logistiche che conferiscono un senso di stranezza non indifferente. D'altronde per fare un film non serve solo una macchina da presa, ci sono numerose questioni analoghe che possono comprendere il tipo di macchinario usato, la sua rifrazione alla luce e come assorbe i colori, ad esempio l'uso della pellicola 8mm che sta ritornando in auge adesso - le atmosfere di un film come Luz non le realizzi con una videocamera fullHD. Un iPhone, per quanto all'avanguardia, non ha le competenze adeguate per conferire profondità e porosità all'immagine, soprattutto per quanto concerne le sequenze in movimento che devono giocoforza fare un loro valzer con l'ambiente.
Qui sta il primo momento WTF del film.
Che comunque, funziona.
Se tutti aspettavamo Soderbergh all'angolo per fargli gnegnegne, il maledetto ci fotte allegramente tutti quanti. Anche così riesce a realizzare un film credibile e a regalarci addirittura un paio di sequenze pazzesche dove rammenta a tutti non solo il suo talento, ma pure il suo fanboysmo verso il cinema di DePalma.
Ed è qui che casca l'asino...
Perché se al Soderbergh regista nessuno ha mai avuto molto da dire, nemmeno quando scritturò Sasha Gray per motivi diversi da quelli per cui la veneriamo conosciamo, la scelta dello script è un'arte a sé che comporta logiche ben diverse da quelle tecniche. Diciamo anche che il regista veramente geniale è colui in grado di valorizzare il film con il proprio tocco, colmando lacune di sceneggiatura, magari, come chi riesce ad elevare un Drive rispetto a un Fast & furious. Lo stesso che poi lo rinnegò, ma sono dettagli...
Unsane gioca in maniera insana (lol) con la sua protagonista e, finché il dubbio aleggia nell'aria, la pellicola resta godibile e intrigante. Non che poi diventi sta gran sozzeria, ma le risposte fiaccano sempre tutti i racconti, perché delimitare un accadimento a logiche visibili (o anche semplicemente "logiche") finisce per spogliarlo dell'alone di mistero e soprattutto ambiguità. Risulta facile parteggiare per una vittima, ci vuole però molto più impegno per entrare in sintonia con qualcuno la cui innocenza è incerta, costringendoci così a interrogarci su questioni molto più scomode o, semplicemente, lasciando un perenne senso di dubbio.
Di base, prendendo per buona la sua denuncia molto basic al sistema sanitario americano e sorvolando su un paio di illogicità nella gestione del grande piano malefico di turno, si tratta del seguito da discount del suo precedente Effetti collaterali, che però arrivava a spostare l'asticella morale su rive moto più sporche e oscure - ah, e non dimentichiamoci pure di una scena lesbo tra Rooney Mara e Catherine Z. Jones niente male.
Nulla di grave, ma alla fine è il solito thrillerino della domenica. Diverte e intrattiene, ma con un soggetto simile si poteva ambire a qualcosina in più. Invece, verrà ricordato solo per essere stato girato con un cellulare.
Non so voi, ma è un biglietto da visita che non eleva il buon Soderbergh come meriterebbe,
Visto all'epoca dell'uscita, la prima parte l'avevo trovata un gioiellino. E il monologo incazzatissimo di lei una vera chicca!
RispondiEliminaPiù che altro, come spesso accade, è lo snocciolarsi dell'intrigo a deludere...
EliminaIdea e tecnica brillanti, un po' come il film, migliore indubbiamente dell'ultimo deludente Soderbergh..
RispondiEliminaMi è bastato il primo della saga, visto su volere dell'ex fidanzata 🤣😅 il capostipite non era neppure male, ma non abbastanza da invogliarmi a vedere i capitoli successivi.
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