SIBYL - LABIRINTI DI DONNA, di Justine Triet

La psicologa Sibyl ha pubblicato un solo libro, che è stato un caso editoriale, ma poi più nulla. Quando le si presenta come paziente la giovane attrice Margot, che deve gestire il peso di essere l'amante di un famoso collega, l'occasione e l'ispirazione di un nuovo soggetto su cui lavorare si presenta davanti alla dottoressa, che userà la giovane donna come spunto. Ma si troverà a...

Oh, io c'ho provato. L'idea era quella di vedermi tutti i film della Triet per arrivare "completo" alla visione di Anatomia di una caduta, solo che tempo tiranno, impegni, a pranzo un panino e ora non ci vedo più dalla fame, sono riuscito a vedere solo questo Sibyl, che tra l'altro non avevo mai sentito nominare e...

Vabbeh, chi voglio prendere in giro. Ho guardato solo questo perché c'era Adèle Exarchopoulos - salute!

Guardare un film come Sibyl non è un affare semplice. Innanzitutto, visto l'illustre seguito che ne è derivato nella produzione della regista, si ha il peso di un'aspettativa fuori dal comune, anche se questo va contro ogni deontologia cinefila - d'altronde, il sali e scendi qualitativo non è anche il bello di una qualsiasi carriera? Il secondo è che, in barba a tutti i discorsi progressisti possibili, è un film con un occhio femminile su personaggi femminili (che vorrebbero essere) complessi, pertanto ho sempre il sentore che in quanto maschio medio mi possano sfuggire dei punti e di uscire dalla visione con un'idea banalizzata dell'intera vicenda.

Perché, non lo nascondo, mi è sembrato un film del cazzo.

Con l'aggravante che aveva tutto quanto potesse piacermi, al di là delle due splendide protagoniste - tra l'altro, ma che razza di magnetismo ha Virginie Efira? Ne vogliamo parlare?

Sibyl ha dentro di sé tantissime cose. Parte innanzitutto come un racconto sulla creazione, su come la narrazione permetta di elaborare i propri demoni mettendo nero su bianco delle vicende che sono un riflesso di noi, di come queste si colleghino al nostro passato per definire le persone che siamo adesso e di come il non aver superato dei conflitti ci renda gli adulti complessi, sfaccettati e più bucati di un groviera che siamo adesso. Poi arriva il Margot dispatch a dare una tridimensionalità di riflesso all'intera vicenda, il pepe per impedire alla narrazione di diventare statica, ma in realtà è proprio questo ad azzoppare una storia con del gran potenziale (quale storia non ne possiede uno?) in un casino totale che non porta da nessuna parte.

E qui viene da chiedersi se il problema stia nel film o in chi lo guarda, ma come il sottoscritto, molti altri sono rimasti perplessi a fine visione, in barba al suo concorso a Cannes.

Seriamente, a distanza di tempo, ancora mi chiedo cosa avrebbero voluto comunicarmi la Triet e Arthur Harari con uno script così pieno di dialoghi che non portano da nessuna parte e situazioni che vorrebbero essere più di quello che sono, senza però riuscirci. Dimensione erotica non pervenuta e tensione annessa che fa ridere i polli. Restano solo le disavventure di queste privilegiate che, tra le altre cose, trattano addirittura il tema dell'aborto con un pressapochismo quasi raggelante.

Il tutto per mostrarci delle turbe romantiche, attuali e altre mai sopite, mentre un'ossessione si insinua nei vissuti delle due protagoniste, senza però far mai sentire la vera morbosità, quella che poteva esserci in Dans la maison di Ozon, per dire il primo che mi passa per la mente. Invece nulla. Pure l'espediente quasi meta-cinematografico assume connotati imbarazzanti da quanto è mal gestito - e dall'altra parte, Rossellini non ringrazia nemmeno un poco.

Un film che dovrebbe parlare di fare i conti col proprio passato (nel mezzo, per non farsi mancare nulla, pure l'invidia con la sorella e la morte della madre in circostanze misteriose) ma nel quale sfido chiunque a riconoscersi, giacché quelle mostrate non sono "vite normali" e pretendono di parlare a chiunque. E sarà la vecchiaia, ma i privilegiati che si mettono sullo stesso piano di tutti, per quanto la sofferenza sia universale e non faccia sconti o favoritismi di classe, comincia davvero a stufarmi.

Ancora di più quando si vuole che il "proprio" mondo sia quello di tutti, senza che ci sia il quid in grado di estendere il tutto a un discorso universale. Che poteva benissimo esserci, se non si fosse perso nei suoi stessi intellettualismi da Festival che, a una certa, lasciano il tempo che trovano.

Avrete pure il caviale, ma un panino con la mortazza sazia decisamente di più.

Sicuramente mi sarò perso qualcosa, è un film (almeno nelle intenzioni) molto intimo che richiede una sensibilità che forse non ho. A me è riuscito solo a irritare pesantemente, tanto che, se non fossi una persona che ama argomentare, lo bollerei come una radicalchiccata e morta lì. 

Certo che iniziare proprio da questo con un'autrice così amata non è stato proprio la mossa giusta. Almeno ho "conosciuto" Virginie Efira - lei davvero sublime.






Commenti

  1. Film che non ho visto ma a naso mi è sembrato leggendo il tuo post quasi il dietro le quinte di 'Anatomia di una caduta' . Ho percepito in sottofondo gli argomenti probabilmente cari alla regista che è anche sceneggiatrice. Non ho particolarmente amato Anatomia...film prolisso che non mi ha scaldato come generalmente farebbe un film del genere; forse mi sbaglierò, mi dirai se ci troverai un po' lo stesso mood, la scrittura fredda ma virtuosa, quello scavare senza arrivare. Amato pressoché da tutti o quasi io l'ho patito più che ammirato. Film già distribuito sulle piattaforme e attualmente in edicola con il dvd.

    Virginie Efira l'ho vista qualche mese fa nel film "Riabbracciare Parigi", in coppia con Benoit Magimel che apprezzo tantissimo, dopo aver letto V13 di Carrère questo film visto qualche mese dopo ha chiuso il cerchio. Bello.

    Segnati questo film se ti piace Adèle Exarchopoulos: Le règne animal visto al TFF ultimo scorso. Doveva uscire in sala a marzo e purtroppo lo hanno spostato a giugno. Credo sia su Prime. Lei non è comunque la protagonista. I due protagonisti sono il bravissimo Romain Duris e il ragazzo che interpreta il figlio Paul Kircher, coppia eccellente, il ragazzo strepitoso. Fantasy, horror, sci-fi, film che non passerà inosservato 😉

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    1. Wow, la prima ad essere rimasta indifferente dopo aver visto l'anatomia 😱😱 io lo vedrò settimana prossima su MUBI, avrete quindi mie notizie 😁

      Il regno animale lo segno. Ho visto delle immagini e sembra molto affascinante!

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