LOS COLONOS, di Felipe Gálvez

Terra del Fuoco, 1901. Il capitano britannico MacLennan parte per una missione attua a confinare le terre che gli Stati Uniti hanno dato a José Menéndez, sterminando i Selk'nam che ancora vi vivono. Ad affiancarlo il meticcio Secundo e il mercenario Bill. Sarà un viaggio...

Ogni paese ha la sua forma di commercio e scambio col resto del mondo, in base alle risorse naturali sul proprio territorio e anche alla propria tradizione storica, che va progressivamente mutando insieme al mondo. Gli americani, dall'alba della loro gioventù, hanno sempre esportato democrazia.

Negli ultimi decenni il cinema ha sempre cercato di trattare la genesi sparsa sul sangue del paese stellestrisce, quasi a compiere un'auto assoluzione, partendo da Soldato blu fino ai recenti Hostiles di Cooper e al titanico Killers of the flower moon.

Partendo dai dei Cheyenne di Sand Creek, proseguendo con gli Apache fino agli Osage, adesso tocca al semisconosciuto popolo dei Selk'nam, detti anche Ona. La loro fu una vera e propria "caccia all'indigeno", attuata dai cercatori d'oro prima e poi dagli allevatori di pecore che intendevano usare le loro terre come pascoli, fino a che non vennero realizzate delle vere e proprie spedizioni sotto compenso per la loro uccisione.

L'ultimo Ona morì nel 1995, e l'ultima "mezzosangue" (di padre spagnolo e madre indigena) fu l'artista India Valeria, deceduta nel 2004.

Proprio su di loro si concentra il regista cileno Felipe Gálvez per il suo esordio, distribuito da MUBI, la piattaforma che fa venire i risvoltini ai chaps, trattando un western sui generis che si prende i suoi tempi ma che non ha paura di mostrare il lato sporco della storia. Nominato come miglior film straniero agli ultimi Oscar, sono certo in pochissimi l'avranno sentito nominare e a una certa non mi stupisco più di tanto.

Los colonos arriva dopo una forte narrazione a tema ed è successivo a una pellicola elefantica come quella di Scorsese che, per motivi più che intuibili, ha raccolto tutte le luci della ribalta. Non dice nulla di nuovo, giacché il tema è di forte dibattito ancora oggi nel paese stellestrisce, ma lo fa dalla parte più ostracizzata della Terra dei Sogni (il Sudamerica) e con un ritmo decisamente non allegro coinvolge il mondo intero, rendendo il paesaggio quasi il vero co-protagonista della storia.

Il western non è caratterizzato solo da colt e pistole, ma anche dal sentimento di essere in un'epoca di mezzo, presto spazzata via dalla civiltà e dalle leggi che finalmente avranno un(a parvenza) di controllo su quelle terre selvagge, e dal feticismo verso un paesaggio che lascerà anch'ello spazio all'urbanizzazione. Gálvez si concentra su terre brulle, cielo nuvolosi e montagne estetizzanti in cui far camminare il piccolo plotone di disperati, ognuno geograficamente diverso...

Abbiamo l'inglese, "l'americano" e il meticcio, forse l'unico che avrebbe qualcosa da dire su quella situazione ma l'ultimo a cui un vero e proprio discorso è concesso. E già qui abbiamo una sottigliezza che da sola eleva il film.

Poi si prosegue con la deumanizzazione di un territorio e di un pugno di personaggi uno più lercio dell'altro, ognuno una pentola di fagioli pronta a esplodere per tutta la rabbia storica che si porta dentro. Non c'è mai una vera e propria violenza mostrata a schermo in maniera massiccia come le premesse potrebbero far pensare, nulla che lo trasformi in un #cinemadeglieccessi (e qui lascio voi decidere se sia un bene o un male), quanto più un sentore lasciato dalla fotografia e da come gioca con gli ambienti scenografici, nella loro bellezza valorizzati da una luce naturale che ne enfatizza anche il lato più sporco e inospitale, ottenendo una crasi non ben definita con la innegabile bellezza degli esterni.

Se la lentezza e l'effettiva azione troncata sul nascere potranno mettere a dura prova i nervi di alcuni, va detto che è una scelta ben mirata, perché il film non vuole essere solo un acusación della storia di un paese controverso ma detentore del primato economico attuale, quanto un'indolente sconforto su quello che è stato e su cui è fiorito tutto il resto.

Più che rabbia, c'è rassegnazione, tutto sembra svolgersi in un limbo in cui questi personaggi e le loro nefandezze galleggiano mestamente in attesa che la storia faccia il suo corso. La rabbia sembra un lusso che solo i dominatori possono permettersi.

Resterà spazio, in quel bellissimo ma caustico finale, per un'ultima ma silenziosa ribellione. Un piccolo gesto che passerà inosservato ma che è l'unico atto contro il potere che la figura in questione potrà permettersi davanti all'ineluttabilità della Storia e alla sua cronaca, fatta sempre mediante l'occhio dei vincitori. Ma vincitori di ché? 

Ne hanno parlato in pochissimi ed è destinato ad arrivare ad altrettanto pochi. Nel suo non dire nulla di nuovo, lascia addosso quella melanconia che solo gli occhi più sensibili possono cogliere e apprezzare.

Più che Sergio Leone, mi ha ricordato il Jesse James di Andrew Dominik, in quell'ultima parte della quale nessuno parla quasi mai. Voi però date un'occhiata a questo.






Commenti

  1. Contenta che ne hai parlato, Los colonos/ The settlers l'ho visto a novembre a Torino al TFF.
    Solo attraverso il cinema ci arrivano grazie a documenti queste storie o tramite libri. Ma l'immediatezza di un film rende più partecipi. Insieme a Scorsese quest'anno sono state toccate pagine importanti e la violenza in Los Colonos è terribile, anni dopo Pinochet farà un altro scempio su quella terra. Il film rappresentava il Cile agli Oscar, non è passato, ha vinto La zona d'interesse e sempre di sterminio si tratta e tutto è stato possibile, se ci pensi, allora come adesso.

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    1. Purtroppo questo ritorno al "racconto del massacro" insegna che la Storia, tristemente, si ripete sempre.
      Per fortuna MUBI lo ha distribuito. Non lo vedranno in tantissimi, ma altrimenti lo avrebbero visto ancora meno...

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  2. Vedi se riesci a reperire 'Do not expect too much from the end of the world ' film di un bravo regista, Radu Jude; non saprei consigliarti dove reperirlo (visto anche questo al TFF) ma sono certa ti piacerebbe. Grande film 👍

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    1. Di lui sto ancora cercando di vedere "Sesso sfortunato o follie porno", il suo discusso esordio 😅

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  3. Purtroppo quello l'ho perso, lo hanno trasmesso al mio paesello in un cineforum gestito molto bene ma solo per una sera e quella sera ero stanca morta. Ha avuto un gran successo come questo suo film, non facile, da rivedere più volte, ma straordinario tutto, a partire dall'interprete. Un regista che ha una visione ed è pazzesco il modo in cui la trasmette.

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    1. Stessa mia dinamica! 🤣
      A questo punto spero di recuperare entrambi e di poterne parlare decentemente.

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  4. Los colonos precipita nelle nostre viscera tutto indigesto l'orrore della disumanità d'occidente. Insomma soprattutto per quelli da sei mesi voltati da un'altra, parte urtati per la parola genocidio

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    1. Urta quelli che da anni ignorano l'orrore che si sta manifestando nel mondo o, peggio, lo hanno avallato, magari ingenuamente convinti di essere nel giusto.
      Quelle immagini sui titoli di coda sono di repertorio ma descrivono fin troppo bene anche la nostra storia recente.

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