SMILE 2, di Parker Finn

Dopo un incidente, dovuto in parte al suo passato da tossicodipendente, la popstar Skye Riley si appresta al suo ritorno sulle scene in grande stile. Ma la rehab da sola non è bastata e i demoni del passato la assaltano ancora... insieme ad uno nuovo. Letteralmente.

L'ultima volta avevamo lasciato Finn insieme a Jake il cane dopo la Guerra delle Gomme. Parker Finn  invece aveva fatto il superbotto con Smile, film costato pochi milioni e qualche briciola che invece ne ha incassati uno sfacelo, sempre con qualche briciola ad accompagnare.

In pratica, quel film è come Megan Fox: piace a tutti, tranne che a me - poi vi ho già raccontato di quel mio compagno di classe che scoprì le sue discutibili abitudini igieniche. O meglio, quello che mi ha entusiasmato è stato invece ciò che i più hanno detestato, e viceversa.

Dite lo stracacchio che volete, ma dopo un  intero film che si basa su una suggestione (il sorriso) e verte sulle smorfie fatte da attori e comprimari, non puoi sbattermi un mostro dal design discutibile a pieno schermo, è una questione estetica ma anche concettuale che mi smorza tutto quanto. E dire però che l'esordio di Finn fin(n)o a quella catapecchia maledetta mi era davvero piaciuto e nemmeno poco. Un seguito, visto il successo ottenuto, era sicuramente d'obbligo e, vi dirò, nonostante tutto ero davvero curioso. 

D'altronde il nostro aveva dimostrato di avere in realtà un'ottima mano. Adesso, anno di grazia 2024, ha pure i soldi, quindi di base non ha scusa e le sbavature non sono più concesse - e sottolineo che di fronte a un budget quasi dimezzato, non ce n'erano, di eclatanti almeno. Quindi che fare?

Mi sembra ovvio, in situazioni simili tirare fuori il cazzo e fare l'elicotterino è sempre la cosa migliore.


Finn infatti mulina il membro che è un piacere. Collegandosi al finale del primo film, ci regala una svolta crime inaspettata accompagnata da un piano sequenza di otto minuti, robe che Fukunaga ritirati perché da True detective sono passati ormai dieci anni, dimostrando che ha mezzo chilometro di stoffa sartoriale dalla propria perché tutto il resto a seguire non è da meno.

Si vede che il ragazzo ha fatto i compiti, e infatti la storia prosegue lineare, veloce, spedita, con un grandissimo ritmo e delle capacità di creare suggestioni incredibili. Tutto il film è basato sulle allucinazioni della nostra protagonista, una mente provata e confusa già di suo, e il regista trova sempre l'escamotage migliore per inserirle, collegandosi all'attività della pora crista e regalando delle sequenze eccezionali. Se nel primo film aveva esordito con un prologo dove la gestione degli spazi era sapiente come se mossa da un autore navigato, qui si dà alla pazza gioia, vortica da ogni dove e fa esplodere tutto il suo sadismo.


Basterebbe la martellata selvaggio con la pastiglia del peso o il ballo lisergico con i ballerini per essere soddisfatti, ma lui non contento prosegue e dissemina la pellicola di una paranoia che non se ne va mai via. Ecco, sarò una mente semplice, ma questo basta a rendermi uno spettatore contento, cosa volete che vi dica...

D'altronde la regola basica dei seguiti è "come il primo, ma di più". Finn, che a Hollywood ci vuole restare, sottostà all'antico dettame, riuscendo però a tirare fuori il meglio che il cinema di genere può offrire. Smile 2 è un seguito perfetto perché non solo si ricollega al predecessore, ma ne rispetta le regole e, nel ricalcarne anche le dinamiche, se ne differenzia completamente, mettendoci anche una riflessione sicuramente non richiesta ma che viene accennata con più organicità rispetto al pasticcio finale del suo esordio - sì, quella che per voi è la parte migliore, vabbeh.

Di mezzo stavolta abbiamo la celebrità, il rapporto quotidiano coi social e anche la nostra morbosità per la sofferenza altrui, non così dissimile nell'attendere l'ennesima frattaglia a schermo, forse.

Non ci sarà mai un vero e proprio svisceramento del tema (per quello, rivolgersi gentilmente alla A24, grazie) perché a Finn non interessa che il suo horror sia a tutti i costi elevated. Lui vuole agire al meglio nell'accezione più popolare e consumistica del genere, ma è proprio l'essere in grado di farlo a differenzialo da tutti gli altri shooter che infestano come mosche i set.

Smile 2 diverte, sa essere sfacciato quando serve e non si fa mai prendere la mano scadendo nella violenza estremamente gratuita a caso. Preferisce dare qualche bello scossone quando serve, riservando un finale crudo e crudele, senza alcuna speranza, che amplia le conseguenze del suo mostro.

E a proposito del mostro...

Sì, fa il suo ritorno in tutta la propria bruttezza. E porta con se il difetto del precedente finale... in maniera ridotta. Non si mangia la scena, non ingolfa la narrazione ed è solo un piccolo viatico perché quella cupidigia possa esserci.  

Non so voi, ma se proprio doveva esserci, a me è sembrato un uso improprio di creatura demoniaca molto più sopportabile ed efficace.

Ah già... sono l'unico a cui non era piaciuto.






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