OMICIDIO NEL WEST END, di Tom George
Tra l'altro, ho provato un piacere quasi sessuale nello scoprire che durava solo un'ora e mezza.
Omicidio nel West End, opera prima di tal Tom George, è un giallo gradevolissimo e simpatico, proprio una roba d'altri tempi, e la recensione potrebbe perfettamente finire qui. Diciamo anche che nel suo poter accontentare tutti, finisce anche per rivolgersi in maniera diversa rispetto a quello che lo spettatore sta cercando, dimostrando di essere molto più intelligente di quello che potrebbe sembrare.
Io sono uscito dalla sala pienamente soddisfatto e mi sento di consigliarlo a chi vuole vedere un film leggero, che funziona in tutti i suoi aspetti - pur senza eccellere - e riesce pure a strappare alcune genuine risate nel suo stilare una storia perfettamente rodata e simile a mille altre, ma comunque piacevole e briosa.
Dall'altra, mi sento di suggerirlo anche a quelli che vogliono il proverbiale "qualcosa in più", perché nel suo essere una storia simile o uguale a molte altre (del resto, poggia le proprie basi sul romanzo della Christie) usa la prevedibilità della formula per compiere una piccola riflessione sulle storie e sulla loro compisizione.
Del resto, inizia proprio con la voce narrante della vittima lamentarsi di come i gialli siano tutti uguali e di come il pubblico oramai diventi sempre più disattento, ricordandosi solo gli ultimi venti minuti della pellicola. Un piccolo canovaccio su cui tutti i novanta minuti di visione poggeranno le loro fondamenta, tirando in ballo tutte le tecniche narrative ed appropriandosene, sia nei pregi che nei difetti.
Sembra una stilettata di tutto quello che si può fare nella realizzazione di un film, in quello che è l'ABC della scrittura per principianti, prendendo in giro il proprio pubblico nel riproporre... beh, non faccio spoiler, ma il ritornare su concetti già espressi è il leitmotiv di tutta la pellicola, tra una citazione d'annata e l'altra.
Dovessimo proprio soffermarci su un particolare, è proprio questo, perché non solo lo differenzia in un periodo post-festivaliero che rischia di farlo passare (colpevolmente) inosservato, ma proprio perché nella sua garbata finta frivolezza non riesce a stare ben piantato in nessuna delle sue metà, divenendo forse troppo per alcuni e troppo poco per altri, in un periodo dove oramai si ragione troppo per estremi.
Certo, se volete lo sfarzo visivo e la celebrazione dell'epoca d'oro del divismo vi tocca gettarvi su Last night in Soho, qui non balliamo con la macchina da presa come Wright, ma c'è la staticità simmetrica di Wes Anderson, anche senza tutta la stucchevolezza gratuita che può bazzicare dalle parti dell'americano, lasciando comunque più di un dubbio circa la realizzazione - seriamente, perché gli split screen anche dove non necessari, infrangendone una delle regole base?
Resta quindi quanto detto, insieme all'alchimia di due super attori come Sam Rockwell e Saoirse "Galway girl" Ronan che, poggiando le basi su due dichiarati stereotipi (geniale la gag della zoppia) mostrano comunque una forte alchimia e riempiono lo schermo mettendoci molto del loro. E pure il resto del cast non scherza.
E poi, scoprire che l'interprete di Agatha Christie è Mirtilla Malcontenta mi ha lasciato una strana sensazione addosso, ma queste sono problematiche mie, aggiunte al pensare a quanti anni fa uscì La Camera dei Segreti - e il lei da parte de ragazzino che mi fischia ancora nelle orecchie.
Quindi correte a vederlo e date una chance a un film garbato, piacevole e divertente, forse fin troppo intelligente in quest0epoca che lui stesso (pre)denuncia e che sfotte amabilmente, come solo a coloro di gran classe riesce.
Tu ti senti vecchio. TU. Giovane, ne hai ancora da fare di strada prima di raggiungermi... XD
RispondiEliminaIeri ho ascoltato i Kreator come sempre... ma a volume basso 😭😱
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