IN FABRIC, di Peter Strickland

Un'impiegata single che vuole rifarsi una vita dopo il divorzio, acquista in una prestigiosa ma sospetta boutique d'alta moda un vestito rosso, che si rivelerà maledetto, porterà sciagura e rovina nella vita dei proprietari...

E insomma, nonostante tutto, siamo ancora dalle parti di Strickland, l'irreprensibile Strickland. Che ora so fare anche cinema, e so anche artefice di una particolare isometria dello spazio euclideo che ne preserva l'orientazione, quella caratteristica che ti porta a essere seduto si qualcosa per poi trovarteli a girovagare per la stanza.

Non si fosse capito, no sono proprio un grandissimo fan del nostro...

Di cosa io sia veramente fan non lo posso dire perché dovrei essere molto volgare e, se siete su questa pagina, deduco siate a vostra volta persone con la evve moscia, perché credo che solo quella categoria o gli hipster possano prendersi a male per un autore simile. E davvero, che il discorso sull'essere autore stia leggermente sfuggendo di mano comincio a capirlo pure io per essermi sorbito volontariamente questo film, dopo quella merda d'artista di Berberian Sound Studio. 

Sì, Strickland (che a tratti voglio soprannominare Gardaland, così, giusto per gusto di farlo) sa dove mettere la macchina da presa, come creare suggestione e quant'altro, ma tutto - per me - si ferma lì. Non capisco la nomea che si è fatto nei circoli che contano e come mai molti abbiano perso le staffe per i suoi film.

Che per me rimangono dei lavori estremamente pretestuosi, realizzati con classe, ma quella classe che è solo bello per essere bello e non offre nessuna ricchezza - partendo dal presupposto che chiunque offra una propria produzione, ergo, ci faccia fare un viaggio nella sua testa, fa comunque un regalo imprescindibile al mondo... quindi sì, anche Gardaland Strickland.

A questo terzo round dietro la macchina da presa, dopo aver omaggiato il nostro cinema coi suoi berberi, ne adotta completamente - per assurdo, anche più di prima - l'estetica e il montaggio, avvicinandosi al lavori di Cattet e Forzani - quelli di Amèr e Lacrime di sangue, per capirci. Il risultato è un film molto simile per indole ai deliri della coppia belga, ma totalmente agli antipodi per finalità ed esecuzione.

Dove i due arraponi facevano un esame della sessualità e dei moti propulsori della stessa sull'indole e i regressi dell'animo umano, il nostro si mette a fare una specie di filippica sul consumismo e, soprattutto, sul potere, che si rinnova sempre per non cambiare mai. Anche per questo il film adotta due soggetti diversi lungo il proprio percorso, ambientando tutto in un non-luogo ma rivelando le epoche diverse con gli elementi della scenografia e del vestuario.

Solo la boutique non cambia mai.

Per assurdo, sono particolari come questo ad avermi colpito, più di tutto l'ambaradam che Gardaland ci costruisce intorno.

Ah... l'ho chiamato Gardaland per davvero?

Tutto il bailamme di manichini mestruati (sì, per davvero), vestiti assassini e tutto il resto non è riuscito a colpirmi, facendomi apparire tutto il film come un The neon demon di Brembate inferiore tanto è strillato ed estremizzato il suo messaggio, passando dal voler essere strano a tutti i costi fino a delle trovate davvero pacchiane che hanno fatto malamente a cazzotti con tutto il credersela del suo autore e della sua estetica portata allo sfinimento.

A molti lui piace. Ripeto, rispetto i gusti di ognuno. Io con tutta la buona volontà del mondo non riesco a farmelo sembrare null'altro che uno intento ad accontentare il bisogno di sentirsi intelligente a tutti i costi dello snob di turno.

Il potere passa per il controllo del desiderio di una classe media senza più speranza e nel circolo produttivo che vede il singolo come ingranaggio della società consumistica.

Tutto molto giusto, ma per troppo tempo sembra andare fuori strada e perdersi nel suo stesso manierismo.

Almeno qui abbiamo una conclusione...






Commenti

  1. Bello ma non mi ha conquistato, lo hai riassunto bene, forse un po' troppo manierismo per i miei gusti. Cheers

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    1. Non so, non ho nulla contro Strickland, ma non ci berrei mai una birra insieme...

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  2. Questo mi ha affascinato come pochi altri film, lo ammetto. Quindi per me è un grosso sì. Ti sfido adesso a vedere Flux Gourmet, quello sì molto difficile da apprezzare appieno, almeno per me...

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  3. Risposte
    1. Sicuramente è qualcosa che non si vede tutti i giorni

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Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

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