ANIMALI NOTTURNI, di Tom Ford


Susan Morrow è una gallerista di successo piuttosto insoddisfatta: il lavoro non la stimola più e il ricco marito la tradisce ripetutamente. Un giorno l'ex-marito Edward le invia un manoscritto, intitolato Animali notturni (in riferimento a un vezzeggiativo affibbiatole durante la loro relazione), che sarà di prossima pubblicazione. Susan inizia a leggerlo, ma i parallelismi col loro vissuto la turberanno alquanto...

Ti chiami Tom Ford e tutto quello che tocchi diventa oro. Non solo sei uno stilista di successo, ma ti sei pure improvvisato regista e con A single man ti è venuto bene pure quello. Siccome la tua carriera da Re Mida ha ancora un piccolo spazio sul curriculum, dopo anni ti ricordi che hai pure fatto un film che è piaciuto molto e allora decidi che è arrivato il momento dello step two. Così acquisti i diritti del romanzo Tony e Susan di Austin Wright.

Indovinate?

Gli viene addirittura meglio del primo, segno che la sua esistenza è improntata a far diventare invidiosi stare sul cazzo alla gente.

Nocturnal animals è un film che ti coglie impreparato fin dai titoli di testa, che sì, danno il loro inevitabile ed elegantissimo shock. E continua nel proseguo, offrendo due storie distinte sulle quali ci sarebbe parecchio da dire, anche a fronte di molteplici visioni, proprio per far comprendere perché i risultati ottenuti da Ford siano così importanti, al netto della sua carriera.

Già gestire una storia sola è difficile... qui lo fa due volte. Con due trame estremamente diverse (quella nel mondo reale e quella del romanzo) e che pertanto necessitano di due diversi trattamenti. Nel mezzo, qualche flashback, che forse è la parte meno riuscita, perché stilista rimane sempre e l'idea di due protagonisti con tutti i casi dell'età proprio forse non riesce a concepirla - seriamente, sembrano non invecchiare mai. Ma si tratta dell'unico problema di un film molto più complesso di quello che appare.

Perché se la storia ambientata nel nostro mondo è sicuramente più nelle sue corde, con questi ricconi annoiati che fanno le loro cose da ricconi annoiati, quella del romanzo è sicuramente una sorpresa. Sempre elegantissima, con quel gusto raffinato che già della vicenda di Cormoran ci aveva fatto capire che tipo di occhio avesse il buon Tom, ma così sporca, così morbosa, che da uno abituato a ordinare Martini nei bar alla moda che a vivere in mezzo ai redneck proprio non te l'aspetti.

C'è tutta la conoscenza cinematografica possibile in quei due micro-film, c'è tutto quello che serve per due storie così distinte. La prima fredda, glaciale, così come è lo spirito di Susan, ormai cullata da una vita vuota da qualunque amozione che nemmeno i titoli di testa hanno saputo shockare, e quella del libro, che sembra uscita di un romanzo di Cormac McCarthy e che dello stesso sembra aver acquistato la durezza.

Due film in uno, per una storia che va avanti per sensazioni piuttosto che per fatti.

E qui sta il gioco, con tutti i collegamenti che si alimentano a vicenda (uno dei più clamorosi e meno notati: la macchina davanti alla quale si lasciano, durante il flashback, è la stessa degli assalitori nel romanzo), unendo e facendo da collante. perché alla fine sempre la storia di Susan e Ed si sta raccontando. Quello che si legge nel libro è il terremoto emotivo che hanno dovuto passare, ognuno a proprio modo, e che con la forma scritta Susan alimenta forse per la prima volta, facendo i conti col proprio passato.

È un film strano. Un passo ancora più avanti rispetto alla precedente fatica, fatto da uno che, lo ricordo, è un infame non è del mestiere, perché per tutta la vita si è occupato d'altro.

È una storia di vendetta, come ci suggerisce verso la metà in un fotogramma. Ma questa vendetta è più sottile, avviene sottopelle e nelle pieghe della coscienza, in una maniera per nulla scontata che solo nel finale si paleserà. Per il resto, c'è tutto quello che viene prima che mette temi su temi a non finire.

Ford rimane sempre elegantissimo, anche nel mostrare la violenza e lo sporco. Così come elegantissimi e bravissimi sono i due attori protagonisti, un Jake Gyllenhaal e una Amy Adams così bravi e belli come non si vedevano da tempo, che sotto gli occhiali dalla montature spessa e gli outfit impeccabili (eh...) sovrastano.

Alla fine della storia, ognuno resterà con al propria. Chi con quello che è riuscito a fare, chi con ciò con cui è giunto a compromesso.

Comunque, Tom, non aprire un blog di cinema che sennò non mi resta altro che darmi all'allevamento di alpaca, semrpe che tu non voglia fare pure quello.





Commenti

  1. Eh sì, come si fa a non invidiare Tom Ford? (in senso buono, ovviamente). Tutto quello che tocca diventa oro. Grazie per avermi fatto ricordare questo film, proprio bello.

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  2. Per me un film straordinario. Penso di averlo visto almeno quattro volte. Ma proprio mi ipnotizza sia per la storia, sia per lo stile, sia per quello che la storia e lo stile stanno a rappresentare.

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    1. Al libro deve sicuramente molto, ma ha saputo "tradurlo" per il cinema in maniera incredibile. E il fatto che non sia nemmeno un regista tout court è ancora più strabiliante...

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  3. L'eleganza c'è e si vede, ma poi non ho visto niente di straordinario, però non mi pento d'averlo visto.

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  4. Qua l'hai celata meglio! XD
    Io di questo film ho amato l'esecuzione mentre ho odiato il soggetto. Da cinica quale sono non sono stata appagata dalle azioni-reazioni legate alla "vendetta", ma d'altra parte non potevo aspettarmi scene pizzettare dall'elegante Tom.

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    1. Per me invece si è fermato al momento giusto. Niente drama-queen, solo lo spietato silenzio della consapevolezza.

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    2. Allora non la definirei vendetta perchè da questo punto di vista non avrebbe alcun senso.

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    3. Invece lo è. Le ha detto "Fanculo, io a differenza tua ce l'ho fatta!", è nella maniera peggiore.

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