L'UOMO D'ACCIAIO, di Zack Snyder

All'alba dell'esplosione del pianeta Kripton, il saggio Jor-el imbarca su un'astronave suo figlio Kal-el, dopo aver inserito dentro di lui tutti i codici genetici della loro specie. Il piccolo atterrerà nella fattoria dei Kent e crescerà col nome di Clark Kent, ma l'arrivo di una vecchia minaccia lo costringerà a diventare l'uomo d'acciaio...

E alla fine, dopo quell'avventura che fu Watchmen, la DC chiamò sotto la propria ala ancora una volta Zack Snyder per dargli la genesi di quello che doveva essere il suo universo cinematografico. Le intenzioni erano quelle di raggiungere la concorrente Marvel, reduce da quell'operazione certosina in grado di portarli al primo Avengers e che raccoglieva i primi frutti del tutto con Thor: the dark world e Iron man 3. Loro ci avevano provato con Lanterna verde, col solo risultato che Ryan Reynolds passò a fare il mercenario chiacchierone e pure lì si auto-perculò a raffica per la cosa.

Insomma, chi bene inizia...

La soluzione era quindi affidarsi a uno sicuramente con la testa sulle spalle come Zack Snyder. Uno che potesse dare delle basi su cui ampliare poi il tutto, partendo proprio dal supereroe più famoso di sempre. Non come Nolan che aveva le fisime del Batman realistico - e che qui torna come produttore e autore del soggetto - con tutto lo scontro ideologico che consegue con quel termine su uno che si veste da sorcio volante per combattere il crimine.

Siccome poi si vuole andare sul sicuro, tanto vale chiamare Goyer alla sceneggiatura per questo film che deve essere serio, serioso come non mai. 

Così serio che per l'occasione decisero di mettere le mutande di Supes sotto il costume.

Ecco... quella delle mutande è l'unica scelta ponderata.

Snyder è sicuramente una persona con un ego grande quasi quanto le esplosioni che mette nei propri film, ma un ego simile cozza incredibilmente con una personalità che non riesce a gestire le proprie storie e che ha un senso del ridicolo totalmente assente - non a caso è la mente dietro a Sucker punch. Cosa che ovviamente si ripercuote in questa seriosa, seriosissima versione dell'azzurrone.

Gli intenti erano di allontanarsi il più possibile dalla versione precedentemente fornita da Donner e Reeve, per offrirci una visione cristologica del figlio di Kripton. E in quanto nuovo Messia giunto sulla Terra, deve prima affrontare un percorso umano che lo porti ad accettare i propri poteri. Proprio lui, che dell'accetta non ne ha bisogno.

Snyderone nostro, l'illuminato dal Signore, decide di enfatizzare questa esperienza umana con una telecamera traballante da cinema vérité perché, insomma, siamo seriosi e riflessivi. Peccato che poi inizi l'invasione aliena e decida di mettere zoom ed effetti a caso (niente ralenti, stavolta), dando le sane mazzate che lo rendono il bello de casa, ma che non fanno capire una sega del tutto.

Fare cinema d'azione non è qualcosa di semplice e neppure un'arte di serie B. L'azione ha uno sviluppo decisivo nella trama, dà ritmo e porta tutta un'evoluzione del personaggio - del resto, pure il buon Willy fece fare a mazzate Macbeth con MacDuff - ma qui nun ce siamo. Non capisco il perché di questa mania di riprendere tutti in primo piano, a distanza ravvicinata, quando l'occhio vorrebbe chiarezza nello svolgimento, e il perché di quei dannati zoom. E' tutto estremamente confuso e non si capisce una mazza né delle singole azioni e nemmeno delle proporzioni che devono avere, fino a che non ci sono i palazzi che iniziano a essere distrutti.

Diamine, è da Dragon Ball che ci si allontana dai centri abitati per non fare vittime. Lo capisce Toriyama, non lo capiscono Snyder e Goyer.

E in mezzo a tutto questo abbiamo cose di una stupidità assoluta, come Supes che cura una ferita mortale cauterizzandola con i raggi fotonici dagli occhi (facepalm!), codici genetici che agiscono per fatti loro, Jor-el che in un mondo dalla tecnologia avanzata se ne sguazza in tondo con un draghetto preso da Avatar e i saggi kriptoniani che, poco prima di esplodere, esiliano i cattivoni di turno.

Ma soprattutto, è questo giocare continuo con l'iconografia a non avere senso, quando tutto rimane sempre piallato in questa fotografia da instagrammari wannabe saturata al 400%. Perché va bene fare i dark anche in un film di Superman, ce pò sta, ma non capisco perché pure il nostro debba rimanere su quei toni spenti quando dovrebbe essere uno spiraglio di luce per il nostro mondo. E invece no, se ne rimane sempre lì, saturato come tutto il resto, con sta lentezza assurda che fa sembrare d'acciaio solo quello che a quasi chiunque cade per terra a metà visione. 

L'inizio al cinema della DC fu questa roba trionfissima ed estenuante, paragonabile a un elefante che te a fa nel soggiorno. Tantissima roba, sicuramente... ma dillo a chi poi deve pulire tutto. 


E il bello fu che dopo riuscirono pure a fare di peggio, dando origine a uno dei casini cinematografici più assurdi degli ultimi decenni...








Commenti

  1. Conoscevo i rischi, quando ho iniziato 🤪

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  2. Stavolta dissento, comunque così si rischia un'indigestione, fermati che è meglio :D

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    1. Manca poco, dai... 😅
      Noto che ultimamente lo stanno rivalutando in molti, comunque. Per me rimane un pasticciaccio.

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