EVANGELION, di Hideaki Anno

Credo sia difficile, anzi, quasi impossibile fare un discorso abbastanza approfondito su Neon Genesis Evangelion. E non solo per quello che ha rappresentato nella storia dell'animazione, ma anche a causa di tutte le tribolazioni che ha innestato in chiunque abbia partecipato alla sua realizzazione e per il valore personale assunto nel cuore di ogni appassionato. 

Per quanto mi riguarda, lo metto in uno speciale Olimpo insieme a 2001 - odissea nello spazio.

E quando lo dico sono serissimo - irritante specificazione che purtroppo va sempre fatta quando inizio questo discorso...

Quando nel 1995 venne trasmesso il primo episodio, credo che nessuno si sarebbe minimamente immaginato l'impatto che questa serie avrebbe avuto nel tempo. Per quanto mi riguarda, la iniziai a sedici anni, quando la mia vita era tutta seghe e cartoni giapponesi... e sempre a seghe e cartoni tirai avanti, ma solo a livelli ancora superiori. Soprattutto per le seghe, che a tratti qua ti viene voglia anche a vedere i robot...

Ma soprassediamo!

E' una serie anime che inizia nella più classica delle maniere: ti mostrano cos'è successo al mondo, ci sono i combattimenti e i nemici alieni da sconfiggere. Per un certo tratto va avanti in maniera quasi didascalica, ma conosci Shinji - Stupishinji, precisamente - e vedi che c'è qualcosa di diverso. E' un protagonista atipico, differente da quello degli altri anime, e a tratti dirotta su territori insoliti tutta la serie. C'è un intero episodio incentrato su di lui che scappa e sulle ripercussioni che la cosa ha sugli altri, insieme a momenti decisamente schettiniani dove non vuole salire sul robot a fare il proprio dovere.

Poi, poco prima della metà, la trama entra nel vivo, si notano particolari piuttosto creepy e la trama si fa veramente succosa. Evangelion si mostra nella propria vera natura, come la tipa che dopo la frequentazione iniziale ti lancia la rivelazione bomba sul proprio passato.

Ecco che iniziavano le citazioni bibliche e della Cabala ebraica, momenti che diventavano quasi dei trattati psicologici, sigle robotiche che in realtà sono derivativi dalla parapsicologia (l'AT-Field che usano è una sigla per un comportamento autistico), che ti portavano a mille ipotesi e ricerche. Evangelion non si limitava solo alla mera visione, ma anche a tutto quello che gravava intorno.

Hideaki Anno non è una persona molto semplice. Geniale animatore che collaborò nientemeno che con Miyazaki e autore di opere come Il mistero della pietra azzurra, soffre da sempre di depressione cronica e arrivò a respingere lo stile di vita da otaku che lo condizionò per gran parte della sua gioventù. Evangelion, alla fine, parla di questo. Di incomunicabilità, di incapacità di affrontare i rapporti umani e di tormenti interiori, tutto coi mecha di mezzo a farla da padroni, e facendo una giravolta logica che ha dell'incredibile.

Perché alla fine - e questo lo ammise Anno stesso - i nomi e i riferimenti riportati nell'anime non hanno una vera funzione. Sono stati messi perché "fanno figo", serviva solo qualcosa che facesse impazzire la logica dei fan sulle mille questioni che la serie sollevava. Quindi tutto il processo di ricerca fatto da chi dietro questo anime ha perso veramente la testa, fa parte della morale che l'autore voleva fornire.

E' come se a fine visione Anno venisse da voi per dirvi che la vita è fuori e che non bisogna fissarsi troppo su certe cose.

Tutto questo, dopo aver creato un anime in grado di creare dipendenza e che vi ha ridotti come lui non voleva più essere. come portarti nell'abisso per poi alzarti la testa e farti vedere da dove proviene la luce. Prevalentemente, però, forse un poco la smetti con gli anime e continui con le seghe.

Può piacere o non piacere, ma il fatto di aver creato il più grande troll della storia è unicamente degno di rispetto.

La produzione di Evangelion però non fu una passeggiata. Possiamo dire che è stata una serie che ha acquisito il successo vero e proprio nel tempo, perché a una certa Anno finì pure i fondi e il proprio studio di animazione fallì. Vi dico solo che da metà serie in poi spunta musica classica a caso, perché non potevano pagare il compositore ed era l'unica senza diritti, e gli ultimi due episodi sono formati da dei fermo immagine.

Sì, proprio così.

Questo ha portato a fare di necessità virtù, creando uno dei finali più iconici e assurdi della storia seriale, ma che manteneva intatto il proprio senso. Qualcosa che comunque lasciava la storia in sospeso e senza una vera e propria conclusione, motivo per cui molti fan si sentirono traditi e chiesero a gran voce qualcosa che desse tutte le risposte che cercavano.

Vennero così prodotti due lungometraggi, Death/Rebirth, un film realizzato montando le varie scene della serie in modo da darne un riassunto (pratica parecchio diffusa, in realtà) e The end of Evangelion, che oggettivamente dà una fine. Una fine decisamente cupa, che si basa su enigmi e metaforoni, che non tutti apprezzarono. Io mi limito unicamente a dire che è impossibile dare un giudizio complessivo su un'opera come questa, perché a una certa della veridicità, della qualità e di tutto il resto te ne freghi. Quello che riesce a trasmetterti va quasi al di là di quello che puoi vedere.

Pertanto, per me è impossibile dare un parere totale su The end of Evangelion, se non un passaggio obbligato che porta con sé tutta la pachidermica pesantezza dell'opera originale ma anche la sensazione di essere entrati nella testa del proprio autore per un viaggio senza ritorno. Già questo, per me, è abbastanza.

Passano gli anni, sono cresciuto, i miei gusti si sono evoluti e col tempo ho vagamente abbandonato il mondo dell'animazione giapponese - giusto i film, per un discorso di cinefilia, ma non seguo più così tante serie come un tempo. Ma Evangelion è qualcosa che rimane. Se penso alla mia adolescenza, tra metal, libri e mille altre cose (sì, anche le seghe), penso anche a quei robottoni.

E il tempo è passato anche per Anno, il quale, colto dall'aumento degli affitti e delle bollette da un estro revisionista, annuncia la realizzazione di The rebuilt of Evangelion, una quadrilogia cinematografica che racconta nuovamente la storia, ma con un nuovo intreccio e un finale inedito.

Un fan di Evangelion è come un fan di Star Wars: qualunque merda gli propineranno, correrà a guardarla, anche sapendo che gli farà schifo.

Fu così che uscì Evangelion 1.0: you are (not) alone, un film che ripercorre la storia dei primi episodi mettendo un fatto negli ultimi minuti che cambia leggermente le carte in tavola. In sé non c'è nulla da dire, perché ci ripropongono quanto già visto in una nuova veste. Si vede che non hanno badato a spese e le animazioni sono davvero ganze. Ma per tutti i cento minuti di visione ti viene continuamente da chiederti il perché di questa operazione. Per fare in modo che le nuove generazioni possano goderne, anche se la serie non è invecchiata minimamente?

Si procede quindi con Evangelion 2.0 you can (not) advance e si vedono i cambiamenti più sostanziosi. 

Per quanto appaia nebuloso, Anno ha un progetto ben preciso in mente che racconta praticamente le stesse cose di quanto già fatto, in maniera totalmente diversa. Ripropone una scena cannibalesca con uno stacco musicale che ancora oggi mette un'angoscia pazzesca, con tutta l'aggiunta di dettagli che la tecnologia gli permette.

E tu sei lì, che continui a guardare, a chiederti cosa vorrà mai dirti Anno adesso con questo suo procedere assurdo ma che tu, fiducioso, sai già ti porterà a una nuova conclusione.

Però rimane assurdo che su un film tanto contorto, con scene così forti e violente ci sia poco da dire, come tutto sembri un raccordo molto complesso e cervelottico per un percorso che si dirama in mille direzioni senza però portarti da nessuna parte. E nonostante tutto, tu continui.

Vai perfino a vederti al cinema il terzo film e addirittura prendi ferie per poter assistere a uno dei tre giorni selezionati - sì, la Nexo Digital aveva questa strana e scomodissima abitudine.

Evangelion 3.0 you can (not) redo è un vero e proprio delirio.

I primi quindici minuti si possono riassumere con Anno che mostra al mondo quanto ce l'ha lungo, con uno sfoggio di tecnica da far impallidire anche chi non se ne intende. Poi mette in scena uno dei momenti più ambigui di sempre per poi scatenare una mattanza finale che in sala causò non poca confusione, con gente che si guardò intorno imbarazzata per riuscire a vedere le reazioni degli altri spettatori.

E' un capitolo di raccordo, come il precedente, quindi qualcosa che a una certa non sta in piedi con le proprie gambe aprendosi sul vuoto e lasciandoci un finale in prosecuzione, ma non credo di essere mai uscito da una sala cinematografica con un tale mal di testa. Tra esplosioni, gap temporali, una storia nuova e ancora più pesante dell'originale, Stupishinji che fa cose e metaforoni come se piovesse, Anno ha consegnato una montagna che crolla sotto il proprio stesso peso, facendo più danni possibile.

Il canovaccio è bello che abbandonato, la nave sta deragliando e, voci di corridoio mormorano, il capitano con essa. Questo terzo tassello lascia confusi e disorientati, circa anche il discorso che il regista stesso vuole fare, perché ormai è un fulmine che colpisce alla cieca e viene da chiedersi perché continuare un viaggio che restituisce addosso tutta questa negatività in maniera anche piuttosto gratuita.

Evangelion sta diventando una sorta di autolesionismo. Lo guardi, anche se di positivo ormai ti lascia poco, ma non puoi farne a meno. Vaghi come Shinji verso la fine, mezzo imbambolato, e pensi a tutti gli anni che sono passati da che hai guardato quel primo episodio...

Passano gli anni. Nove, per l'esattezza. Nel mezzo la mia vita è cambiata ed è cambiato pure il mondo, con una pandemia. Anno nel frattempo si è dato ad altro, ha realizzato quell'altra cosettina assurda che è Shin Godzilla - insieme all'amico a cui è dedicato il personaggio di Shinji, tra l'altro - ed è nuovamente caduto in depressione.

Ma di Evangelion nulla.

Quel quarto capitolo sembra non arrivare mai. Poi a sorpresa lo piazzano su Amazon Prime e ovviamente scoppia il delirio.

Finalmente ogni risposta verrà ad annientare qualunque quesito. Anni e anni di attesa, un'opera che iniziasti da adolescente e che completi da adulto. Una fine, attesa per non so quanto tempo, e che ci restituirà nuovamente quei dannati robottoni sotto una nuova luce.

Ovviamente, con Evangelion è inutile aspettarsi delle risposte. Questo lo sai da quella volta che finisti quel fantomatico episodio a fermo immagini, ma ci speri sempre. Così guardi questo Evangelion 3.0+1.0 thrice upon a time.

Pure il titolo è enigmatico...

E no, le risposte non arrivano, risolvi una domanda ma poi te ne restano mille. Ma capisci quale era il disegno di Hideaki Anno, cosa ha voluto fare con questa operazione e perché hai avuto modo di assistere a qualcosa che molto probabilmente non avrà precedenti nella storia dell'animazione, della cinematografia e dell'intrattenimento.

Che dietro tutto il Rebuilt ci sia un'immensa "operazione spennapolli" (dove i polli siamo noi fan, ovviamente) credo sia innegabile, da una parte. Del resto, nessuno fa le cose gratis, soprattutto se sono opere così costose e complesse da realizzare. Ma una volta che i titoli di coda hanno iniziato a scorrere tutto è stato chiarissimo, anche dal punto di vista artistico.

Anno non ha solo rifatto un anime per le nuove generazioni.

Il Rebuilt non può essere visto da solo.

Cioè, potete guardarlo tranquillamente, ma avrete solo un misero assaggio (superficiale e insapore) di quello che significa veramente Evangelion, di quello che ha significato per il suo autore e di quello che ha voluto comunicarvi. Ma soprattutto, non vivrete mai quest'opera come merita... e il fattore (o fattone, per certi versi) cronologico, aver atteso tanto tra la serie e i film, è qualcosa che inevitabilmente si interseca nel media stesso.

Hideaki Anno passerà alla storia non solo per aver creato uno dei fenomeni culturali più astrusi e contorti di sempre, ma anche per aver preso questa sua creazione e averla non tanto riplasmata, ma creata nuovamente da zero, restando però ideologicamente collegato a quanto già detto.

Nella Rebuilt quasi tutto è cambiato, ma il senso stesso sta in questi cambiamenti. Non è semplicemente una nuova storia, ma è un racconto fatto ora, in questo momento, quando in passato era stato narrato in un altro modo. E le differenze faranno capire tutto.

Hideaki Anno ci sta semplicemente dicendo che finalmente è felice e che si sta liberando della creatura che per quasi trent'anni lo ha accompagnato e sotto la cui ombra ha dovuto per foza di cosa viaggiare. E' un padre che dona al figlio la libertà totale, ma che riconosce come quell'opera non appartenga solo a lui, ma anche a noi, che lo abbiamo seguito e atteso per un finale in tutti questi anni.

No, le risposte non ci saranno, ma non se ne sente il bisogno. Così come non ho preteso la verosimiglianza in tutti i passaggi, alcuni fin troppo incredibili perfino per la più azzardata delle sospensioni (ma da sta serie non ho mai avuto pretese particolari, su quel fronte).

Evangelion alla fine è il tempo passato a guardarlo, come fa ben intendere il meta-finalone, il rendersi conto che siamo cambiati noi nel seguirlo così come è cambiato il proprio autore, una persona oramai adulta e che preferisce togliere lo sguardo a Gendo Hikari perché ormai quelli sono i suoi occhi. Non è più Stupishinji con la sua vita da otaku, ma un uomo adulto che accetta di non comprendere il mondo in cui vive ma che finalmente riesce a trovare la propria dimensione in esso, e che si augura che lo stesso sia per noi.

Trovatemi voi un'opera così libera ma al contempo ancorata in sé stessa, a livello concettuale e pratico, e vi stringo la mano.

Con quest'ultimo film abbiamo dato senso a tutto quello visto finora e in passato, arrivando a un'ellisse che nella storia recente non avrà più repliche o similari. Ma forse, la certezza che con questi robottoni è davvero finita, in un modo o nell'altro, e per quanto mi riguarda, nella maniera più appagante.

Perché non si può parlare di Evangelion senza citare tutto quello che ha significato per te negli anni, perché è un'opera che si nutre della vita stessa degli spettatori e dei fan. Non male per quello che doveva essere solo un anime sui robottoni,..

Hiddi-kun, sono davvero contento che tu ora stia meglio.

Però... cacchio... vacci piano con la droga.

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