SWORD OF GOD - L'ULTIMA CROCIATA, di Bartosz Konopka
![]() |
![]() |
Io comunque ho sperato fino all'ultimo che la Krew del titolo fosse una band di supporto polacca, ma sono destinato ad essere un eterno infelice...
![]() |
Risolto l'albionico dilemma, viene naturale chiedersi una cosa: a chi potremmo mai consigliare un film simile (conosciuto, sempre a tema inglesismi e per motivi che non vi riveleremo, come The mute)?
Perché se tutti abbiamo l'amico appassionato di rievocazioni storiche che fa i bisogni agli angoli delle strade, va anche detto che una bestia come questa pellicola polacca è difficile da catalogare, apprezzare e, a una certa, anche da capire. Tutto ciò che poteva far pensare alla classica trashata di serie zeta a sfondo storico viene preso nel tentativo di trasferirlo su livelli altissimi, mettendo in mezzo temi come la religione, il potere e la comprensione dell'uomo degli stessi.
Insomma, immaginatevi Neil Marshall intento a girare Centurion, salvo poi essere interrotto sul più bello da Terrence Malick, venuto a far catechesi a suon di pisellate in faccia. Ecco, avrete forse un assaggio di quello che questo film è in grado di trasmettere.
Nulla, in pratica.
Diciamo senza tanta paura che un Black death, con molto più grezzume e meno mezzi, nella sua semplicità aveva trasmesso dieci volte tanto.
![]() |
Avete presente quando durante le assemblee d'istituto scoppiava un rissone da fuoco, tu primino chiedevi cosa si doveva fare e lo studente più grande rispondeva dicendo "Oh, va bene, basta che stamo a fà casino"? Ecco, nel cinema d'autore spesso vige la tesi opposta: "Va tutto bene, basta che non ce capimo un cazzo".
Seriamente, nella cinefilia meno si capisce e più trombi.
Quanto abbia trombato Bartosz Konopka dopo il suo debutto non ci è dato saperlo, ma gli ha aperto la strada per un bel po' di Festival raccogliendo recensioni parecchio miste. Qui siamo di bocca buona, alla cena offerta da Cracco preferiamo il panino porco con la mortazza da Gigi il Zampognaro, che spendiamo meno e mangiamo di più, ma davvero, la prima cosa che viene da chiederti una volta finito sto film è: perché?
Tenendo in considerazione che da quella domanda sono nate scienza e filosofia nello stesso tempo e che i polacchi sono famosi per farti sentire intelligente annoiandoti, possiamo asserire che qui travalichiamo ogni cosa fino ad arrivare all'autoparodia, in un film che cerca di essere profondo e stiloso in tutti i modi, dimenticando però tutto quello che sta nel mezzo.
![]() |
Krew boga, The mute o Sword of God che dir si voglia, è un film che se la crede tantissimo e nel quale il suo giovane autore ha messo tutto il proprio estro visivo, creando delle sequenze che sono una meraviglia per gli occhi. Dal punto della mera tecnica, non possiamo dirgli nulla, perché dipendesse unicamente dalle immagini ci sono delle sequenze davvero in grado di incantare per quanto sono belle. Una sequela di meravigliosi screensaver a disposizione di cinefilo, che una volta messi uno di filo all'altro però danno un raccordo goffo, sicuramente colto, ma impacciato come pochi se ne son visti di recenti.
E la cosa divertente è che racconta poco.
La trama è lineare (tizi si incontrano, cercano di fare cose, prendono strade diverse e succedono fattacci) ma a tratti pare che manchino i punti, tanto che a una certa, leggendo in giro, ho tirato un sospiro di sollievo nello scoprire che il problema era proprio nel film. Perché quel poco che succede non lo mette in nessun contesto (siamo nel Medioevo ma non capiamo dove, c'è il cristianesimo ma non capiamo per nome di chi...) in un continuo gioco al fare i colti che alla lunga diventa estremamente snervante.
Attingendo dai racconti del passato, Konopka ha provato a narrare per mezzo filmico lo scambio tra culture diverse e come alla fine siano i dettami ufficiali, quelli sanciti dagli organi di potere (che poi metteranno il loro zampino) a creare i veri disastri, quando forse la strada maestra sarebbe quella di abbracciare la via più naturale degli eventi e dell'unità tra le persone in simbiosi con un mondo nel quale né Dio né nessun'altra divinità a suo nome mette più voce.
Intenti nobilissimi che pure un refrattario al matrimonio come il sottoscritto sposa appieno. Arrivano però tramite una visione estenuante, lentissima e, soprattutto, vittima del proprio stesso gioco e delle simbologie scelte, segno che a dimostrare di essere intelligenti a tutti i costi in ogni momento si rischia di fare la più barbina delle figure.
Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili (Giacomo 4:6, Proverbi 3:34) stava scritto da qualche parte, e per quanto siano proprio le ambizioni e l'insensatezza della follia a farci dare il meglio di noi, nella vita come in campo artistico, spesso non si tiene conto di come fare un passo indietro sia una scelta non solo prudente, ma saggia, al di là di molto mancato coraggio che ha impedito a tante opere di dare il meglio di sé.
![]() |
In quella che doveva essere una delle trovate cardine, però, la mia unica domanda è stata su come facesse il povero Cristo (lol) a mangiare in quelle condizioni. Segno che qualcosa non funziona - nel film, in me o in entrambi, anche.









Sei troppo forte, mi sono spanciata dalle risate! Dopo averlo visto ieri, ho pensato le stesse cose, mia conclusione: ?
RispondiEliminaAhahah, grazie 🤣
EliminaBeh, è quel genere di film dove non capisco se sia la pellicola a non funzionare o il mio comprendonio. Peccato, perché mood è ambientazione mi intrigavano parecchio...
Per me, siamo al livello della Potemkin.
RispondiEliminaDiciamo che qui ha lasciato adito a più di una perplessità... 😅
EliminaHo visto solo ora per puro caso questo film orrendo ma rivelatore. L'uomo in terra ogni volta non si smentisce mai. Del suo ego ne fa uno stile di vita che caga sopra anche a quel poco di buono che Dio essere divino lascia soli anche questi ultimi cavalieri del nulla perché da una sottrazione di basso valore non può realizzarsi un paradiso, né va da sé che dagli errori primordiali come quelli che commette Willibrord, non può nascere un fiore come la cristianità. Il seme del male è insito nell'uomo che con errori di comportamento si ritrova inesorabilmente distruttore e solo nell'inferno che ha creato da solo. Ha ucciso l'unica anima buona che combatteva da solo lo strapotere del padre Re. Emblema dell'ego in terra armato solo di sete di potere al quale era riuscito a sfuggire. Lei l'unica ad aver amato il bene. Con capacità curative e creatrici di dinastia cristica l'unica ad aver riconosciuto la donna alla pari dell'uomo come sacerdotessa. Cioè il femminino sacro che alla fine si allontana dal cavaliere errante ormai diventato cieco, una volta riconosciuto il proprio errore. AMEN Elena Brunello Fondatrice Progetto #Antiviolenza360 antiviolenza360@gmail.com
RispondiElimina