NOPE, di Jordan Peele

Dopo la morte del padre - a causa di una moneta misteriosamente piovuta dal cielo - tocca al laconico OJ non far fallire il ranch di famiglia... con scarsi risultati. Insieme alla sorellina Em, però, si ritroverà a indagare su una misteriosa presenza che...

Il mondo nell'ultimo periodo è stato batostato a più non posso dalla pandemia di Covid-19, credo ve ne siate accorti un po' tutti. Tanto batostato che persino Hollywood ha dovuto tirare il freno a manetta, con diversi slittamenti sull'uscita di No time to die (e con tutti gli sponsor annessi, rimandare uno 007 farebbe paura a qualsiasi produttore), cosa che ha messo il pepe alle chiappe pure a quel gruppo di milionari, di punto in bianco trovatisi con la possibilità di ripiegare su un lavoro vero come i comuni mortali.

Il futuro della settima arte - e dell'industria a essa allegata - era davvero in pericolo. Un contesto mondiale che ha permesso a Jordan Peele di trovare ispirazione per la sua terza ambiziosissima fatica.

Lo so che potrei strapparmi i capelli per Jordan Peele, perché lo fanno tutti tranne me, ma prima di degenerare nel blog futuristico mi tocca sottolineare che tiri più un Peele di celluloide che un carro di cavalli da ranch, ma anche come il nostro con soli tre film sia riuscito a diventare un autore di riferimento nel panorama horror, con delle tematiche e uno stile personali e in continua evoluzione, facendosi apprezzare anche fuori da certi circuiti. 

E' innegabile che dopo quell'azzardo di Get out! sia maturato prima con Noi e infine con questo, trovando nello stop obbligato una strana energia, confluita nella personale analisi di un tema a cui tutti hanno guardato con molta paura.

Ecco... guardare è proprio la parola chiave.

Fateci caso, tutti i personaggi guardano, è il non guardare che dà un'arma per combattere il mostro e ogni riferimento al passato ha a che fare con la vista. 

Uno sguardo sul passato, potremmo dire.

Anche il ricordo è una sequenza che accompagna lembi di memoria. E d'altronde, se non avessimo avuto film e serie tv da guardare, musica da ascoltare o libri da leggere, come sarebbe stato il nostro lockdown?

Nope cerca di coniugare la necessità di fornire uno spettacolo che solo la sala cinematografica è in grado di offrire, portando la gente a staccare biglietti, mentre dall'altra vuole omaggiare tutto quel cinema popolare che ha fatto dello spettacolo - e implicitamente trattato il tema della dipendenza dallo show di noi esseri umani - il proprio asso vincente. 

Quindi vattelapesca a Bergman e Tarkovskij, qui citiamo Jurassic Park, King Kong e il vecchio, caro, glorioso western.

Un compito non semplice che il nostro cerca di assolvere al proprio meglio, donando uno spettacolo degno di questo nome e portando alle riflessioni di cui sopra. 

Il risultato mi è piaciuto?

Nope.

Ora che ci siamo tolti di mezzo la battuta che tutti aspettavano, mi resta solo da dire che ho trovato questo terzo round di Peele un film a metà, come se avesse preso il primo e il secondo tempo di due pellicole diverse, li avesse sminuzzati e poi mischiati a casaccio. Non mi viene nessun'altra definizione per un film - ah, giusto per essere un po' più "autore", lo ha diviso in capitoli, al prossimo giro quindi aspettiamoci il formato 4:3 - che mi è perso piuttosto cristallino negli intenti ma abbastanza confuso nella gestione. Perché spettacolarità e riflessione a volte sono piuttosto difficili da far andare a braccetto.

E sì, la sottotrama della scimmia (anche lì, il guardare ritorna come un mantra ossessivo) per me incasina inutilmente una narrazione che poteva concentrare lo stesso tema su altro, pur regalando una delle scene più belle e certamente destinata ad essere citata in futuro da quanto riesce a essere semplicemente struggente. Ma che lì, mostra un guardare a un passato ritenuto glorioso da cui non ci si riprende.

Complici anche un protagonista dal carisma non pervenuto e una spalla in grado di farti preferire una quarantena, il film procede attingendo anche da quello che già in passato si era palesato nel cinema di Peele, la fantascienza vecchio stampo, donando alcune sequenze (la nuvola? Sul serio?) che se da un lato aggiungono un fascino retrò a un film che vive di rimandi, dall'altra rasentano quasi il ridicolo quando viene la necessità di prenderlo più sul serio nelle scene chiave.

Eppure Jordy ci regala sequenze davvero ottime, segno che è diventato un regista davvero matura sul versante tecnico. Il rapimento degli spettatori al campo western, con quel gioco di ombre raffinatissimo, la sequenza nello stomaco del mostro che disturba con pochissimo, la pioggia di sangue... tutte scene che si imprimono nella memoria, come la cavalcata finale a celebrazione della gloria di un cinema oramai scomparso, ma che insieme danno un film sicuramente coinvolgente ma poco coeso anche nella risoluzione del messaggio di cui si fa portavoce.

Che poi, tra il vermone di Dune che mi ricorda uno sfintere, arriva l'alieno che assomiglia a un cappello da cowboy.

Sarà, ma a me tutto questo sembra collegato. 






Commenti

  1. Perfetta discrezione, mi ritrovo in tutto. Contenta che non hai perso tempo come me nello scrivere di metafore, messaggi subliminali o quant'altro, perché alla fine un film dovrebbe farti fare riflessioni senza troppe forzature che inficiano una trama. Due livelli paralleli, una storia basic davvero banalotta, messaggi vari dall'uso degli animali per fare spettacolo, l'ossessione del 'guardare ", tutto oggi fa spettacolo a discapito dell'etica.....dei suoi tre film quello che mi è piaciuto di meno. Mentre invece le scene che descrivi, la fotografia, chapeau. Troppa carne al fuoco.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Peccato perché presi singolarmente i vari momenti sono fantastici. Comunque, Peele non è uno sprovveduto.

      Elimina
  2. Io sono arrivata alla conclusione che dovrei riguardarlo perché da più parti l'ho visto definire "horror dell'anno" ma io gli ho preferito Noi, di parecchio, nonostante ne riconosca le molte, indubbie qualità. Ad avere il tempo di farlo, ovviamente...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ha preso quello che mancava dalle sue precedenti opere... ma ne ha messo troppo 😅 tra l'altro, dei villain di "Noi" qualcosa te ne fregava...

      Elimina
  3. Aspettato la tua freddura su "Nope"; non tradisci mai ;-) Tanta roba dentro, ma devo dire che mi sono goduto lo spettacolo, certo Peele è un po' tanto incensato però questo film sul cinema e sulla televisone, in cui guardare è fondamentale ma uccide, mi ha trovato ben disposto, sarà l'aria Western che si respira, non so. Cheers!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La "sequenza western" è gioia per gli occhi 🤩 può benissimo piacere, la qualità c'è eccome. Forse un po' #toomuch di quello che mancava prima 😕

      Elimina

Posta un commento

Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

Post più popolari