OPPENHEIMER, di Christopher Nolan

Vita e opera di J. Robert Oppenheimer, dal suo coinvolgimento al "piano Manhattan" fino alla creazione dell'arma di distruzione di massa definitiva: la bomba atomica. 

Prometeo, "colui che riflette prima", è il titano figlio di Giapeto che forgiò l'uomo, modellandolo col fango e animandolo con le fiamme. Stufo di vedere le proprie creazioni patire sulla Terra, rubò agli Dèi il fuoco, donandolo agli uomini, e per questo Zeus lo incatenò sulle pendici più alte, comandando alla mostruosa aquila Aithon di mangiargli il fegato - che ogni notte gli ricresceva.

Per Cristopher Nolan è successa grossomodo una cosa simile, solo che a mangiargli il fegato ogni notte è un'action figure di Batman.

Cristopher Nolan... non è shooter, non è impegnato... sa soltanto quello che non è, e il suo (grandissimo) cinema diventa inevitabilmente una strana corsa agli armamenti bellici della sala, forse uno dei pochi che con idee originali e non assimilate ad altri brand ti stacca tutti quei biglietti a fine agosto.

Non ha ancora capito se vuole essere più Michael Bay o Kubrick e per questo gli sono venute robe come Tenet - e dire che aveva iniziato con Following e Memento, non proprio pizza e fichi - ma tutto il suo cinema è permeato da una seriosità tale da far sembrare le partite di bingo una festa al Billionaire, e pure da quella mania di spiegare la qualunque perché nessuno si perda. Anzi, a una certa è una gara con sé stesso a quanto farà complicata la prossima idea.

Forse per  questo un film come Oppenheimer diventa quasi necessario per lui, oltre che sposarsi coi nostri drammatici tempi. 

Non tanto per cercare di non sembrare quello più intelligente nella stanza - seh, figurati - quanto per un'opera che sposi la semplice arte del racconto-specchio del periodo e delle nostre paure, giacché è innegabile che quello dell'atomica sia un pensiero timorato come non succedeva dalla Guerra Fredda. Anzi, diciamo pure che la bomba è uno spauracchio per un discorso molto più ampio sulla natura umana, il potere e come pochi comandino il destino di molti, accantonando in parte tutte quelle questioni sul tempo che da sempre ossessionano il nostro Cristoforo.

Certo, c'è sempre una narrazione a-temporale e un susseguirsi degli eventi non cronologico proprio per la questione di cui sopra, che rendono questo film molto più grande di quello che un semplice biopic può essere, evitandoci il tedioso nozionismo di un The imitation game qualunque, ma mostra tutte le problematiche del Nolan-tipo che nemmeno in un'operazione apparentemente più semplice riesce a risparmiarsi.

Fermo restando che il film è una bomba...

Detta la buddhanata, per quanto si sia dei detrattori di Nolan è innegabile come a questo giro abbia avuto il coraggio di addentrarsi in territori per lui inesplorati, riuscendo per una volta a darci un personaggio vivo e non una delle sue solite figure di cartone, accompagnando la resa visiva dei suoi tormenti con delle scene che rasentano l'horror.

Basterebbe da sola tutta la preparazione per lo scoppio della prima bomba nel deserto o, incredibile, quando i suoi rimorsi per Hiroshima e Nagasaki cominciano a logorarlo, una scena che da sola si mangia mezza produzione della chiunque per come è resa a livello visivo, sonoro e fotografico. Qualcosa che ti fa capire quanto può essere bello il cinema nel momento in cui è realizzato da uno capace e che rendono appaganti quelle tre ore di durata - oh, dopo The Batman e Babylon le abbiamo ri-sdoganate?

Peccato ci siano i sessanta minuti iniziali... 

Dite quel che volete, ma la prima ora l'ho patita. Realizzata egregiamente come tutto il resto del film con la perizia cinematografica che vuoi, ma la sottrazione che Nolan ha voluto immettere in questa sua mastodontica opera si ammassa tutto in quel lunghissimo incipit che in quei suoi salti circolari crea un lunghissimo trailer pieno di dialoghi, nozioni, nomi, facce e teorie (queste ultime almeno non così importanti da capire, accessibili anche all'uomo medio) e, soprattutto, musicato in ogni secondo. 

Io capisco che la cura maniacale di Nolan si sia rivolta proprio verso il sonoro per dare importanza ai silenzi nei punti focali, annullando il rumore per annullare la materia stessa dinanzi all'ineluttabile che cambierà la storia... ma 'sto Ludwig Göransson costretto agli straordinari così non viene propriamente valorizzato.

Si tratta di un pre-bombardamento che ci preparerà alle prossime due ore, per assurdo, più vicine al thriller, terreno più congeniale  Nolan, che daranno vero senso e forza alla pellicola.

Resta anche la questione relativa ai personaggi di contorno, senza contare che Cristopher "best I can do is a dead wife" Nolan ha sempre avuto dei problemi con i comprimari femminili. Qui ha la colpa massima di avere un'attrice come la Pugh per darle una parte piccolissima in cui deve limitarsi a mostrare le sise, così come la Blunt, due donne portate avanti solo dal carisma delle loro interpreti ma prove di un vero approfondimento.

Se proprio vogliamo trovare un difetto a questo film è proprio quello di portare avanti il proprio tema e la propria visione a discapito di tutto il resto, dandoci un'esplosione che non detona come vorrebbe e lascia in sospeso tante questioni relativi agli infiniti comprimari, nessuno con un vero spazio di manovra.

Rimane quella pachidermica angoscia finale, monito a un mondo già avviatosi verso la distruzione, e quello sguardo di un Prometeo che ha donato il fuoco, dimenticando prima la saggezza e la memoria di Minerva.

Ho lasciato la sala con un'angoscia che solo il grande cinema sa dare, ma sono riuscito a scriverne solo dopo giorni, notando che dentro di me il film non era esploso come avrei voluto. Non pontifico sul fatto che sia o meno il migliore di Nolan, ma rimane un'opera forse più complessa e stratificata di come appare, anche se con tutte le problematiche di una gestazione così elefantica.

E Robert Downey jr, abbandonate le macchietta a là Iron Man, ci ricorda cosa vuol dire recitare.

Dammi tre parole: Bomba, atomo, detonatore.






Commenti

  1. Sono d'accordo, i primi 60 minuti sono micidiali, ma passati quelli...che film! Alla Pugh, su cui va detto ho una antipatia personale forte, un ruolo abbastanza inutile, meglio la Blunt, dal carisma davvero forte anche in un ruolo apparentemente marginale...Robert Downey jr letteralmente maestoso. Spero che se ne accorga anche l'Academy.

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    1. Non capisco come si possa voler male alla Pugh ❤️🥰 sulle restanti due ore invece, null'altro da aggiungere.

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  2. Io ho patito un po' di più gli ultimi 30 minuti ma, con tutti i suoi pregi e difetti, Oppenheimer è grande cinema, che val la pena vedere in sala, anche se continuo a preferire il Nolan "di genere" a questo Nolan impegnato.

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    1. Io continuo a volerlo vedere in un thrillerone, magari piccolo belle proporzioni ma grande negli intenti.

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  3. RDJ in una prova pre-Tony Stark, quando non gigioneggiava solo. Concordo su tutto, specialmente su Balto Nolan, per la prima ora mi è piaciuto, anche se è tanto tanto parlata, forse non vedere la solita spocchia manifesta del regista è stato un sollievo, in un film che di sollievo alla fine, te ne lascia molto poco. Cilliano Birra-Scura sugli scudi, finalmente il ruolo da protagonista che si merita. Cheers

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    1. Io fan di Cilliano da Milano in tempi non sospetti 🤓 un giorno ti racconterò come mi basai sulle sue sembianze per creare il personaggio di un fumetto ~

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  4. Direi che dall'inizio fino all'arrivo della compagna socialista, il film si gioca tutta la sua bellezza su tre piani temporali alternati con la stessa grazia di Moore nel capitolo dedicato al Dr. Manhattan, da parte mia il miglior complimento possibile. Dopo quello tutto si regge sulla prova di RDJ, qui davvero in gran spolvero come non si vedeva da tantissimi anni. È un blockbuster intelligente, ma non provo di retorica in certi frangenti.

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    1. Quella su Moore è un'iperbole molto azzardata... 🤣🤪 Comunque, per quanto sia British, Nolan era comunque in terra e con soldi stellestrisce...

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