THE PRESIDENT'S LAST BANG, di Im Sang-soo

1979. Stanco delle licenziosità e dei metodi di governo del presidente Park Chung-hee, il capo della National Intelligence Service (in pratica, la CIA coreana) Kim Jae-kyu organizza l'omicidio del premier, solo che...

Uno dei libri che più mi hanno colpito negli ultimi anni è stato senza dubbio La vegetariana di Han Kang - un giorno magari parlerò anche del filmetto che ne hanno tratto, sempre in terra d'Oriente. Esploso durante la pandemia, periodo in cui lo lessi, monopolizzò in breve il feed degli instagrammari più fighetti, spinto qui da noi proprio dalla piattaforma di Systrom e dal nascente Booktok. Tra l'altro, dopo anni di cinemi coreanosi era il primo libro di quella parte del mondo che leggevo.

La cosa veramente importante però è che mi spinse a leggere Atti umani, il secondo libro dell'autrice, che è indirettamente collegato a questo film. 

La cosa bella è che il romanzo corale della Kang ha come epicentro il massacro di Gwangju, ambientato proprio l'anno dopo gli eventi narrati in questo lungometraggio. Ad accomunare, oltre che l'eco dei fatti riportati dall'uno su quelli trascritti nell'altro, è che bisogna conoscere abbastanza bene la storia coreana per capirli appieno, ergo, usufruirne come meri lettori o spettatori toglie gran parte del significato che queste opere possono avere per un "autoctono".

Fa pensare inoltre quanto poco si conosca di quella parte di mondo. O almeno, io e molti miei coetanei siamo quasi totalmente all'oscuro dei fatti salienti di un paese che tra le altre cose ora è la decima potenza economica mondiale. Dà ulteriormente da riflettere che questo film, alla sua uscita, trovò dei problemi distributivi data la materia trattata e i modi in cui veniva esposta, uscendo in versione scevra dei tagli della censura solo l'anno dopo e in occasione di un festival internazionale, a testimonianza di come sia una ferita ancora aperta. 

A questo si unirono anche le ritrosie dell'unico figlio ancora in vita dell'ex presidente, che non gradì come il padre venne rappresentato e contestò l'utilizzo delle immagini di repertorio delle manifestazioni d'epoca, così come a molti non andò giù che nel film Park Chun-hee fosse un ammiratore dell'henka giapponese, tanto da parlarne la lingua, giacché il ricordo dell'occupazione nipponica è ancora vivo nella memoria di molti coreani.

Stranisce quindi che dietro la macchina da presa ci sia uno come Im Sang-soo, così amato in patria, e che l'occhio della polemica non abbia risparmiato nemmeno uno come lui - per quanto ora il film sia comunque visionabile in versione integrale. 

Il cineasta coreano abbandona l'erotismo e i drammi epidermici che sono da sempre una sua precisa cifra stilistica per darsi alla poetica della farsa, imbastendo una tragedia mossa da una scacchiera di idioti completi, sia tra le fila del potere che nei ranghi più bassi. 

Se vi aspettate qualcosa come The housemaid rimarrete delusi, perché l'eleganza registica del nostro è volta unicamente a un racconto che con la classica finezza da festival c'entra ben poco. Ci saranno mitomani, imbecilli, caricature viventi che in nome di un loro ipotetico "giusto" si ritrovano a muovere inconsapevolmente i fili della storia e a cambiare le sorti di un paese intero, marcando la differenza di un ipotetico interno che vive secondo altre leggi mentre fuori la gente protesta.

È un film strano, questo, difficile da definire per chi non ha vissuto quel periodo o non conosce gli effetti che ha avuto sulla lunga gittata della Storia, perché è chiaro che la Corea del Sud è quella che si trova ad essere adesso anche per via di eventi simili che per forza di cose ispirano una parte più nascosta della sua produzione artistica. Quanti, ad esempio, ricordano i connotati politici di Peppermint candy? E quanti hanno compreso davvero un film strettamente politico come Parasite, che è stato comunque un grande successo anche da noi?

Impossibile quindi, specie per ci è a digiuno di elementi storiografici necessari, affrontare la visione di 그때 그사람들 in maniera soddisfacente ai fini drammatici e parodici. Ma siccome everybody Im Sang-soo, du dah, a noi non resta che ammirare la grande tecnica che, anche lontana dalle decodifiche della beffa, risulta sempre grandissima.

Preso come mera storia a sé, anche inventata, la tecnica cinematografica dell'autore rimane tra le migliori esistenti. Riprese di rara eleganza anche nei momenti più kitsch (la scena sulla tazza del gabinetto resiste anche alla memoria dei più disattenti...) offrono uno spettacolo incredibile, riprese impensabili che coinvolgono l'ambiente tutto per dare sfoggio dell'abilità immaginifica di un cineasta mai celebrato particolarmente a dispetto di altri nomi ma che si è guadagnato un meritato spazio nel pantheon della settima arte orientale, e qui, che è lontano dai suoi soliti stilemi, riesce a tenere le redini di un racconto non semplice. 

Comunque, visto che si tratta di lui, sono stato fin troppo bravo a non scrivere "abilità immagini(fica)".

Non so invece quanti elogi mi toccano per questo articolo a metà, ma sicuramente il film è un incentivo per informarsi su una storia recente mai troppo raccontata. 

Voto "politico", diciamo...







Commenti

  1. Ciao, non ho visto questo film ma conosco il massacro di Gwangju grazie a un film: era il 2017 e per la prima volta partecipavo al Torino Film Festival. La serata di apertura tra i tanti film del programma scelsi 'A taxi driver' di Jang Hoo. Il film narra, racconta di quel massacro, esercito contro studenti, un film che porto nel cuore e di cui ho acquistato successivamente il dvd. Mi aveva talmente colpito da fare numerose ricerche in rete sebbene le notizie non siano poi tantissime. Solo nel 2022 casualmente mi è capitato di leggere la recensione del libro di cui parli 'Atti umani' e ovviamente lo recuperai. Credo di non aver mai letto niente di così sconvolgente , il libro è straordinario.
    Se riesci recupera 'A taxi driver', il protagonista Song Kang-ho è lo stesso di Parasite e di altri film coreani bellissimi. In rete leggo che lo trovi su Prime Video o su Chili. 👋

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    1. Conoscevo il film solo di nome e, shame on me, dalla locandina pensavo fosse una commedia 😅 grazie mille per l'infornata, cercherò di recuperarlo.
      Poi dovrò leggere anche il terzo libro della Kang. Se non altro, ha il "merito" di scrivere romanzi brevi.

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  2. Brevi ma intensi...
    La vegetariana lo leggerò senz'altro, non sapevo ne avessero tratto anche un film.

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