NOSFERATU, di Robert Eggers

Il giovane agente immobiliare Thomas Hutter è incaricato di dirigersi nei Carpazi per curare la cessione territoriale di un'abitazione all'inquietante conte Orlok. Intanto, sua moglie Ellen sembra avere una strana connessione col nobile, il che porterà a...

Remake non vuol dire merda a prescindere. Vi basti pensare che Cronenberg telecapsulò L'esperimento del dr K di Kurt Neumann nel suo La mosca, il cultissimo La cosa di Carpenter è la mutazione de La cosa dall'altro mondo di Christian Nyby (anche se la base è un racconto), mentre lo Scarface di DePalma/Stone veste di nuova fatture l'omonimo film di Howard Hawks con Paul Numi.   

E che dire del visionario The fall di Tarsen Singh, remake di Yo ho ho di Valeri Petrov? Pure Guadagnino si è cimentato con A bigger splash e Suspiria, e sua maestà Martin Scorsese intitolò The departed la versione americana del coreano Infernal affairs, ma era già reduce da Cape fear, in barba a Gregory Postacertificata.

E siccome pure Nolan ha Insomnia nel curriculum (i Coen ho voluto tralasciarli...), possiamo lamentarci di Robert "genio" Eggers per aver attraversato gli oceano del tempo con questo suo Nosferatu?

La particolarità non sta nell'aver voluto adattare il capolavoro del cinema muto di Murnau, quanto il fatto di essere il secondo rifacimento dell'opera in questione, dato che pure quel mattacchione di Werner Herzog osò l'inosabile, in combutta col suo nemico-feticcio Klaus Kinski, realizzando Nosferatu: Phantom der nacht. L'arte d'altronde si nutre (poi ci arriveremo...) di se stessa e basa la propria essenza sull'assorbire quanto visto, letto o ascoltato; quindi se ogni opera è la riproposizione secondo la propria sensibilità di elementi già usufruiti, ogni creazione non è a suo modo un rifacimento?

Inoltre la pellicola muta vide la propria genesi per una mancata cessione dei diritti dai familiari di Stoker, uno Stokazzo!, in pratica, e Murnau arrangiò con una mezza copia carbone ma... cambiando qualcosa.

I familiari di Stoker intentarono una causa, ottenendo le copie venissero distrutte. Esse però avevano girato così tanto per il mondo da rendere la rimozione impossibile - Murnau poi ne conservò gelosamente una. Questo fu un bene, perché questo film è stato foriero di una quantità incredibile di iconografia (quante edizioni pezzotte portano l'ombra di Max Schreck?) oltre che di alcuni cambiamenti, tipo abbrustolirsi al sole, poi ripresi nelle successive identificazioni vampiresche, da Bela Lugosi ai libri di Anne Rice.

Fu soprattutto il successo e la consacrazione del cinema espressionista tedesco, in totale contrapposizione a quello americano (a cui Griffith diede una qualche grammatica) e che si concesse, più che nel libro, una spinta sessuale che rasentava l'ambiguo, tematica poi ripresa anche da Herzog.

Eggers arriva più di un secolo e quarant'anni dopo questi pezzi da Novanta, che è ancjhe come mi ha messo la vita, e ad essi si ricollega con tutte le problematiche del caso. 

Il buon Robertino non ha nulla da dimostrare. Uno che esordisce con The VVitch e prosegue con The lighthouse è la prova che o si fa di bamba pesante, oppure qualcosa da dire ce l'ha. Ma è anche reduce dalle (colpevoli) prestazioni non eccelse di The northman e che vuole continuare a rimanere nella corte delle major. Nosferatu quindi si colloca nella stramba posizione di poter usufruire di un marchio certificato, pur mantenendo la propria identità filmica, divenendo quindi un progetto sentito e voluto.

Da questo punto di vista quindi il risultato è duplice, perché si tratta di un pessimo remake ma, anche e soprattutto, di un film magnifico.

Il primo perché dell'espressionismo perde tutti i valori, lo sposta in terra americana e lo immette nelle vestigia di un prodotto destinato al largo consumo occidentale, con una fotografia curatissima e tutti i reparti annessi allo stato dell'arte; proprio questi ultimi però lo collocano ancora in un limbo, pure parecchio rischioso.

Mentre sto scrivendo, è stato annunciato che a una settimana dall'uscita ha incassato 100 milioni di dollari. Posso solo gioirne, perché si tratta di una pellicola che, per quanto con attori di grido e tutti i vantaggi di una grossa produzione annessi, è strettamente cinefila nei tempi e nei modi. Si prende il suo tempo, viaggia secondo ritmi propri e chiede allo spettatore di immergersi nelle atmosfere. Non era scontato tutti stessero al gioco, perché chiede di eseguire la ricreazione secondo regole proprie, concedendosi a lunghe sequenze spesso oniriche che, inutile dirlo, mi hanno fatto cadere la mandibola a terra.

Nosferatu è una ricerca estetica per valorizzare quanto più possibile ciò che è anti-estetico, togliendo ogni afflato romantico alla figura del vampiro (bye bye Coppola) e consegnando un male assoluto. Soprattutto, riprende la sessualità implicita nelle precedenti versioni, cercando di ampliarne il raggio non solo coi tempi moderni, ma anche col cinema del proprio regista.

Alla fine è tutto un lungo metaforone sulla sessualità a cui le donne sono state relegate a favore di una convenzione fallocentrica. Orlok è un appetito, lo dice bene, e vive questa natura ambigua (e un rapporto sulla figura della donna altrettanto controverso) muovendosi su uno scenario dove agiscono uomini inetti, incapaci e totalmente inadeguati alla figura che ricoprono. Colpo di genio (o di follia, aspetto squillino le trombe della polemica) rafforzare la gittata semiotica di un simile atto, facendolo collimare con un finale che è catarsi e riepilogo della mentalità dell'epoca. Eggers è famoso per curare ogni minimo dettaglio, e questo abbracciare lo "spirito dei tempi" è stata una scelta così anacronistica da girare in tondo alla propria stessa tematica martirizzante in maniera coraggiosissima.

Poi sì, c'è una seconda parte un po' claudicante a sfavore di un Willem Defoe usato (male) a mo' di spiegone ambulante, ma tutto il resto è grasso che cola dalla celluloide. Uno spettacolo filmico necessario in quest'epoca di anonimi shooter senz'anima. 

Inoltre, qui svela l'arcano più arcano di tutti, spiegando perché i cinefili non scopano.

Nulla a che vedere con l'incapacità sociale. Semplicemente, da oltre un secolo Murnau ci ha messi in guardia dal più grande dei pericoli: la figa. E noi siamo stati allievi attenti.

Battuta da boomer *MODE ON* per concludere: 
Non per nulla, Dracula aveva tre mogli e guardate la  fine che gli è capitata...






Commenti

  1. Per me un bellissimo pacco regalo senza niente all'interno. Nel 2025 a Eggers, ai vampiri, chiediamo molto di più che un racconto così antiquato. Deluso deluso deluso!

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Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

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