MATERIAL LOVE, di Celine Song

Lucy è una matchmaker (si occupa di accoppiare gli iscritti alla sua agenzia) newyorkese che, durante il nono matrimonio coronato grazia al suo intervento, incontra il ricco e affascinante Harry. Sembrerebbe il jackpot definitivo se non fosse che re-incontra John, ex fidanzato con velleità attoriali, col quale forse non è finita del tutto...

Secondo la filosofia della redpill, un uomo risulta appetibile agli occhi di una donna mediante la triade look-money-status, ovvero il bilanciamento perfetto di bellezza, conto in banca cospicuo e della sua rilevanza nella società. Chi non possiede queste caratteristiche è destinato a una vita sentimentale difficile se non addirittura impossibile, in barba a tutte le chiacchiere che vorrebbero l'uomo privilegiato.

Stando a una recente statistica, sempre più uomini stanno volgendo verso questo genere di teorie, andando a braccetto con le destre estremiste. E secondo le previsioni dell'ISTAT entro il 2050 il 41,1% delle famiglie solo in Italia sarà formato da una persona single e delle rimanenti solo una su cinque sarà una coppia con figli.

Nella mia vita mi è capitato di trovarmi sia in una relazione (come adesso) che single. E mentirei se, di fronte agli inevitabili rifiuti, dicessi di non aver mai pensato di essere stato sfavorito per via della mia posizione economica - come si faccia a preferire chiunque a me mi risulta ancora incomprensibile, ma ci arriveremo. Da uomo medio, ho vissuto sia quello che viene definito il privilegio che una pressione sociale per non rispettare magari determinati requisiti. Per fortuna sono stato pure sufficientemente lucido da capire quando me la sono andata a cercare, quando è stata una fortuna sia finita male e anche quando, semplicemente, doveva banalmente andare così.

Poi sì, inevitabilmente è successo anche mi venisse preferito chi aveva il portafoglio più gonfio.  

E sapete una cosa? Da persona che ha sempre messo l'autodeterminazione prima di tutto, ho accettato pure quello, perché ognuno gestisce il proprio corpo come vuole. Anche per quelle questioni che magari urtano la nostra sensibilità di anime belle.

D'altronde, la ricchezza e la povertà determinano l'interiorità della persona? Se io vincessi al totocalcio domani mattina la cosa mi cambierebbe davvero, e chi mi sta affianco dovrebbe giustificare la sua attrattiva? E se io posso apprezzare la ricchezza d'animo di una donna bellissima (e ne ho incontrate che eccellevano su ambo i fronti), perché per una donna la percezione dev'essere giocoforza viziata dall'agiatezza del suo consorte?

Oh, io ve lo dico che sono tempi difficili...

Proprio per questo un film come Material love (che poi, inglese per inglese, perché non lasciare l'originario Materialists?) mi aveva incuriosito fin da subito, in special modo perché è stato scritto e diretto proprio da una donna. Chi meglio di chi si trova sempre davanti al dito che indica poteva dire la propria sull'argomento e, perché no, lanciare pure una qualche provocazione?

Tra l'altro, confesso di aver voluto recuperare Past lives proprio per arrivare preparato a questo... finendo però per avere un clamoroso effetto boomerang.

Perché Material love non è solo un film ininfluente (per quanto possa essere trascurabile la veicolazione di qualsiasi tema) ma diventa pure grottesco se confrontato con l'esordio della sua autrice, tanto da farlo diventare un metro di paragone piuttosto scomodo visto quanto era riuscita a fare al primo colpo e quanto questo bis artistico le è venuto male... o nemmeno troppo male, dipende dai punti di vista. A una certa avrei preferito la becerata spudorata, che se proprio bisogna colare a picco meglio farlo con stile.

Allora come mai dove Nora e Hae con poco riuscivano a porgere interrogativi nefasti (confesso che se lo avessi visionato in un periodo della mia vita particolarmente delicato non so come sarei uscito) questo, che Celine Song ha sempre scritto di suo pugno, risulta pacchiano, stereotipato e, volendo dirla fino in fondo, quasi irrispettoso nel suo essere a tratti pure consolante?

Avete rotto lo spracchio a Lanthimos per il bordello di Povere creature!, ma il raffronto a questo lo fa sembrare un trattato della Wollstonecraft.

È sicuramente cambiato il pubblico di riferimento: non più la platea del cinema indipendente magari alla ricerca di un'opera più stratificata e raffinata, ma quella della grande distribuzione destinata ai multisala, quello attratto dagli attori di grido che nutrono questo cast e anche dai messaggi più semplici da interiorizzare. Questo non è necessariamente un male e nemmeno un demerito all'intelligenza dei singoli spettatori, perché è proprio dalla cultura popolare che si evince la mutazione della società e il valore degli strascichi i intellettuali che animano le discussioni più polarizzanti... ma allora come mai qui si avvertono dei richiami che, se analizzati fin troppo profondamente, appaiono quasi reazionari?

E dire che l'inizio è così lampante: una coppia di cavernicoli che, prima di sancire la loro unione, si scambiano degli oggetti rituali. Una scena semplice e potente che però viene snaturata lungo tutto il film a favore di una protagonista che poteva fare la differenza, ma alla fine si ferma a una conformistica superficie di purezza che, guarda caso, mette in centro proprio la capacità economica della donna e la sua scalata sociale. 

Dacci oggi il nostri gender pay gap quotidiano, e il fatto che nel triangolo vi fosse l'uomo economicamente svantaggiato (modalità boomer *mode on*: poi voglio vedere quanti poveracci come Chris Evans avete incontrato...) poteva dare dei risvolti molto interessanti viste le questioni di cui sopra, ma alla fine tutto si riduce a una disamina davvero molto basilare che vede la donna accettare un'amore puro perché tale proprio perché lontano dalla ricchezza e dall'agio. E questo, lo dico proprio da uomo, mi ha lasciato diverse perplessità.

Poi Pedro "prezzemolino" Pascal non pervenuto nella scrittura e nella costruzione.

Il film comunque si lascia guardare, Celine Song si dimostra una regista sicuramente capace e con un occhio dotato di una sensibilità non indifferente, nonostante le lacune di questo soggetto, ma a ferire è proprio il fatto che pur avendo una mannaia in mano resca solo a dare delle stilettate ininfluenti, quando invece, almeno io, avrei preferito una scudisciata che potesse pure suscitare della polemica. 

Vi basterebbe fare una capatina su quella fogna a cielo aperto che è Threads per capire quanto disagio in merito alle relazione circoli, e quindi perché certo temi andrebbero affrontati senza paura di farla fuori dal vaso.

Quindi, non come qui.

Peccato, perché pur essendo lontano anni luce dalla mia zona di comfort, lo avevo iniziato con le migliori aspettative...







Commenti

Post più popolari