SUPERMAN, di James Gunn
Superman è la speranza, è ciò a cui guardare quando tutto sembra perduto. E anche di fronte all'impossibile, pure quando la consapevolezza di essere l'ultimo della propria razza lo attanaglia, lui rimane fedele ai suoi principi da bravo ragazzone. È il superuomo di nietzchiana memoria che si trova nell'uomo qualunque e, proprio per questo, la perfetta rappresentazione cristologica, solo che è figlio di un contadino anziché di un falegname.
Allo stesso tempo, posso dire che il cinema di James Gunn mi piaccia. D'altronde, parliamo di uno che nel suo (mezzo) esordio aveva assoldato Lemmy "Dio è veramente morto" Kilmister come voce narrante per raccontare una parodia shakespeariana su due fratelli che finivano col trombare allegramente, quindi, per quel che mi riguarda, tutta pagnotta con cui fare scarpetta.
Per quanto sia facile cassarlo come un divertito cazzaro, il suo è un cinema molto più sottile di quello che può sembrare, e senza scomodare il postmodernismo a caso, gli riconosco la particolare capacità di rovesciare il genere per decostruirne all'interno lo stesso mito. Ecco perché Slither è una non scontata rielaborazione del rifiuto e Super! una lucida analisi della psicopatia e del disagio che si nasconde dietro il culto adulto di un immaginario adolescenziale - quel vecchio porco di Alan Moore sono sicuro approverebbe.
Certo, viene da chiedersi cosa diamine c'entri lui con Big Blue. Ma dopo la dipartita dirigenziale di Snyder, ora le redini dell'Universo DC sono nelle sue mani.
Se c'è una cosa che Man of steel non aveva sbagliato, e se fossi cattivo direi la sola, era il conferire a Supes quell'aura divina che dovrebbe caratterizzare il suo cammino di ritrovo nell'accettare la voce del Padre, e da essa, ricavarne l'invincibilità di un Figlio venuto dall'Alto.
Il pop da sempre cerca di rileggere il mondo e la sua iconografia attraverso la propria lente deformante e, a propria volta, compie una continua mutazione interna. Se quindi il Superman di Donner era quello dell'epoca reganiana, quello di Singer il baluardo tra una nuova epoca che stava nascendo e l'atavico di Mr Ralenty una rilettura del cupo modernismo post 11 settembre, ovvio che anche Gunn abbia volto il proprio sguardo per cercare di descrivere con l'archetipo per eccellenza il mondo attuale.
Il suo kryptoniano quindi è un uomo che pone le proprie basilari certezze sulla complessità del presente, sulla geopolitica servitaci dai media in maniera spezzettata e sulle lotte di potere a cui il medioman finisce per essere cassa di risonanza. Ed è un immigrato.
Appurate quindi le diverse anime su celluloide della S scarlatta (e ho lasciato volutamente perdere le serie tv o i comics, altrimenti con un certo scozzese non la finivamo più) viene da porgersi la domanda principessa: cosa c'entra lo stile del Pistola con l'araldo di Metropolis?
Superman ha attraversato tutte le epoche, ma più di ogni altro personaggio è rimasto inamovibile sui propri punti cardine. Se la schizofrenia latente di Batman si è evoluta nel corso degli anni e degli autori, l'ultimo figlio di Krypton è il porto sicuro che resiste a ogni tentativo di reboot, rilancio e rinnovamento. Lui non ha bisogno di reinventarsi (e ci hanno provato, ma nemmeno la morte c'è riuscita), non abbisogna di essere più trendy, nonostante gli ultimi tentativi di mettergli le mutande sotto il costume. Puoi chiamarlo come vuoi, ma lui non è un razzo, e nemmeno un aereo, è Superman! L'approdo sicuro di ogni anima candida disposta a lottare per quanto di buono esiste, il bietolone che illumina le tenebre perché è un faro in grado di guidare l'umanità, quella più onesta e vera.
Credo che tra il dare la propria versione del personaggio e restituirne lo spirito ci sia una piccola ma sostanziale differenza, per questo mi viene da dire che ho visto un bel film su un tizio proveniente da un altro pianeta ma un debole film su Superman.
Che poi, il termine debole non è usato propriamente a caso, perché Gunn coraggiosamente inizia il film decidendo di mostrarci l'eroe che perde per la prima volta. La superforza del nostro è l'ostacolo di ogni narratore che si è cimentato con lui, e infatti la Kryptonite è stata inventata per questo. Ma se fin dai primi secondi lo si mostra nel pieno della disfatta, come possiamo coglierne l'invincibilità e, di conseguenza, avere un relativo peso delle azioni che conseguono a una sua eventuale sconfitta - che comunque sappiamo già anticipatamente non ci sarà?
La sua potenza, in un mondo dove comunque ci sono già parecchi metaumani, in cosa lo differenzia, a parte per l'incomprensione di vestiario dell'intimo maschile?
La realtà è che Superman è un film realizzato da un regista capace, con un proprio stile perfettamente riconoscibile e perfettamente fedele alla sua personalissima impronta autoriale, anche a discapito di quello che deve raccontare. Gunn una ricetta sa fare, in quello è bravissimo, ma vengono da porgersi diversi interrogativi durante la visione tra quello che la storia vuole raccontarci e la voce del narratore, spesso così fuori fuoco, tendente a quel grottesco che adoro ma che non ha ben chiaro cosa voglia dire essere un portatore di luce - e spiace dirlo, ma ci era arrivato Whedon in quel Frankenstein che è stato costretto a modellare.
Ma è comunque un film con molto cuore.
Perché tra comprimari che risulteranno ancora più alieni a chi è digiuno di letture, un cattivo fin troppo caricaturale e una rivelazione passata che lascia il tempo che trova, Gunn con quella sottotrama politica, alla carlona come vuole il genere e la Silver Age a cui si ispira, beh, è riuscito a tirarmi fuori ben più di una piccola emozione.
Non mi avrà fatto credere che un uomo possa volare, ma mi ha fatto sperare che le persone possano far volare in alto i loro cuori. E questo, al netto di tutti i difetti, non è assolutamente poco.
Però quando si trattano queste icone, il rischio di scottarsi è sempre bello forte, anche senza sparare raggi laser dagli occhi.
Bellissimo il monologo di Bill, ma come molte tarantinate ha fatto più danni della grandine perché come spesso accade, è stato preso per oro colato da troppi, difetti tanti ma ha il cuore dal lato giusto e poi ha fatto incazzare i Magò, quindi bene così ;-) Cheers
RispondiEliminaQuello dei MaghiMagò è la conquista più grande di tutte 🤓
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