TOGETHER, di Michael Shanks

Una coppia in crisi, lei maestra elementare e lui aspirante popstar fallita con un lutto angosciante alle spalle, si ritirano in una casa in campagna per riprendere una nuova vita in una nuova città. Ma dopo aver bevuto a una strana fonte durante un0escursione finita male, si accorgeranno che...

A riprova che questa è stata un'annata dorata per il genere horror è la varietà dei temi che le singole pellicole hanno saputo trattare. A capodanno mancano ancora due mesi e mezzo ma in questa prima decade abbiamo avuto il revival, l'elaborazione del lutto, il controllo delle masse, il razzismo, la figura della donna e anche i legami familiari - ben due volte, questi.

Questa sovrabbondanza tematica e stilistica è principalmente dovuta al fatto che quello dell'orrore è forse il genere più malleabile, vuoi per l'insana capacità umana di mettere il proprio marciume nella qualunque o, semplicemente, perché le paure sono il bieco motore che sta muovendo le nostre vite da un po', se non da sempre.

Che si arrivasse all'amore (più precisamente, ai rapporti di coppia) era solo questione di tempo.

Qualcuno potrebbe dire che tutte le storie sono alla fine il riepilogo di una storia d'amore, ma la verità è che gli ultimi sviluppi hanno messo pure il sentimento per eccellenza al centro di dibattiti, analisi, rivisitazioni e, perché no, mutamenti - basti vedere l'accettazione delle coppie aperte o del poliamore, impensabile fino a poco tempo fa su larga scala. Lo stesso nucleo familiare non è immune da questo cambio d'immagine. Insomma, se una volta l'happy end prevedeva che i due cuori trovassero la loro capanna, adesso fortunatamente non è così scontato, dato che a Riccioli d'Oro successe di trovarsi inavvertitamente nella casa degli orsi.

Con questa sua opera prima Michael Shanks si focalizza proprio sulla dipendenza affettiva, su quanto il concetto di coppia finisca per inglobare gli attori al loro interno... letteralmente. Ed è un escamotage così semplice da confermare che le idee più grandi il più delle volte sono proprio quelle più immediate.  

Le idee su che tipo do cinema vuole realizzare il nostro poi le ha chiarissime, e se non frequenta delle brutte compagnie sono certo potrà riservarci delle grandissime cose in futuro. La telecamera è messa sempre al posto giusto, la tensione è calibrata al millesimo e, soprattutto, una certa scena che tutti credo ricorderete si porta lo scettro a casa come una delle più inquietanti dell'anno. Poi diciamo che avere due attori sposati nella vita vera aiuta a trovare la giusta alchimia recitativa. 

Sembrerebbe che la torta sia uscita ben cotta dal forno... ma quando si parte così ambiziosi è facile non cuocere omogeneamente il tutto. Perché Together è sì un film che funziona, intrattiene e porta pure diversi spunti di riflessione e argomento, ma sarebbe miope non fermarsi anche su delle problematicità che si trascina dietro, sia per la gestione narrativa che per come intende risolvere il bandolo della matassa.

Perché essere bravi non basta. e se vuoi mostrarlo costantemente, e Shanks ci tiene parecchio, va detto, devi anche poterti permettere l'ardire.

Pertanto, davanti a un tale sfoggio di superiorità narrativa, mi chiedo come mai uno così voglioso di dimostrare quanto valga non abbia notato che la scena inquietantissima di cui sopra sia legata a una background del protagonista maschile presto dimenticato in corso d'opera, o che l'architettura del misfatto poi non sia proprio nulla di che.

Quest'ultimo particolare mette in luce una problematica tipica della bizarro fiction: la verosimiglianza. È davvero necessario che ci venga spiegato tutto o che ogni cosa trovi la sua collocazione logica? Io dico sempre che non ci interessa sapere perché Gregor Samsa sia diventato uno scarafaggio, la sua metamorfosi è la narrazione stessa, così come lo sono le sensazioni lasciate da chi lo conosce. Pertanto tutta la sottotrama complottare lascia abbastanza il tempo che trova, perché ha un peso quasi irrisorio a livello morale su quello che stiamo già (ottimamente) vedendo su schermo. Dice molto di più la coppia protagonista con le proprie idiosincrasie, le irritanti contraddizioni e, perché no, col male che riescono a farsi a vicenda. Quest'ultimo, prima che i casini inizino. 

Ma soprattutto... il finale.

Che non è per forza sbagliato, e come spesso accade quando si tratta un tema così personale, ognuno ha la propria maniera di rielaborarlo. Per un fan dell'autodeterminazione come me, quindi, uno che ha sempre vissuto la bellezza delle relazioni di coppia in correlazione alla propria felicità di singolo individuo, qualcosa che almeno apparentemente sembra voler annullare questo principio indissolubile risulta quantomai indigesto - e la pessima presa grafica che puzza di AI è forse l'ultimo dei problemi.

Ecco, quello è qualcosa che mi ha reso Together un film inquietante. Una fine forse inevitabile senza cadere nello zuccheroso, ma in quanto avviene nei minuti finali avrei preferito vedere della rassegnazione, un abbandonarsi all'inevitabile deriva di un destino segnato dagli eventi, e non qualcosa di risolutivo. E mi fa strano che in pochissimi si siano soffermati su questo punto, che rende l'esordio di Shanks una pellicola maldestra e dai suggerimenti non proprio felici. Il che è un peccato, viste tutte le belle trovate che ha saputo regalarci.

Forse uno dei giudizi più difficili che mi sia capitato di dare negli ultimi tempi, perché dentro ci sono così tante cose che mi sono piaciute e che continuano a piacermi anche alla luce di quella conclusione davvero filosoficamente discutibile.

Ma le relazioni, si sa, sono difficili. Pure quelle con i film che partono da un'idea di base davvero gagliarda - soprattutto quelle, oserei dire, perché non c'è nessuna garanzia su come possano finire. Ammesso che terminino...






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