IN A VIOLENT NATURE, di Chris Nash

Un gruppo di giovani vagamente scapestrati scopre un ciondolo d'oro nei pressi di una torre antincendio nei boschi dell'Ontario. Questo porterà in vita Johnny, energumeno zombificato e assetato di sangue, che farà di tutto per recuperare il monile...

Si fa sempre un gran parlare del passato, come fosse tutto più bello e puro, ma vorrei ricordarvi che di questa cosa ne parlavano già in Strange days ed era il '95, quindi immaginatevi come sono proseguite le cose in questi ultimi decenni.

La realtà è che la merda c'è sempre stata, pure negli anni che ricordiamo con gli occhi a cuoricione costantemente e che ci fa amare dei remake non ufficiali, solo - e qui chiedo ai più boomer se mi sbaglio o meno - si sentiva meno il bisogno di sembrare intelligenti a tutti i costi.

Pensiamoci, c'è l'exploitation nei drive-in e nessuno che rompeva le palle col fatto che l'horror poteva essere solo "elevated", gli slasher servivano solo per divertire e far incazzare le mamme. E per quanto bene si possa volere alla A24, non si può negare che abbia contribuito ad alimentare il divario tra gli horror di consumo mainstream e quelli da lei prodotti e distribuiti che, qualora non si fosse capito, in gran parte ho amato - pur con degli incidenti di percorso come Lamb.

Adesso c'è anche Shudder che gioca in un campo a sé... fino all'arrivo di questo film. Un film dal punto di vista del serial killer. Originalissimo!

Ma come Maniac?

No, più tipo Maniac...

Ah, e io che pensavo a una roba come Angst.

Al massimo la buttiamo in caciara come A wounded fawn e morta lì, dai.

La mente dietro a questo popò di originalità è tal Chris Nash, tecnico degli effetti speciali che per il suo esordio dietro la macchina da presa non solo ha voluto prendere in esame questo *ORIGINALISSIMO* punto di vista, ma ha anche preso ispirazione dal cinema contemplativo e da quello di Terrence Malick, connettendoli alle dinamiche e agli sviluppi del cinema slasher dei precursori - il soprannome JA24son non è casuale, infatti. Il che vuol dire sì ai giovanotti senza approfondimento che diventano mera carne da macello, ma anche inquadratura ferme, spesso statiche, accompagnate da lunghe carrellate atte a portarci dentro la natura, nella sua profondità, come simulacro di un orrore che va ricercato nel profondo del cuore umano, nella sua natura.

In più, è girato in 4:3.

Non abbiamo voluto capire nulla! Chi offre di più? 

Perché di base il film questo è... e basta, vorrei aggiungere. Un lento, inesorabile proseguire di questo killer redivivo, con una storia nemmeno tanto originalissima alle spalle (sempre ve ne fosse bisogno) che fa una mattanza esagerata al proprio passaggio. Alcune soluzioni, tipo la primissima, sono gestite con un'insolita classe, mentre più si va avanti e maggiormente la componente splatter-ludica ha il sopravvento, com'è giusto che sia. C'è un ammazzamento a metà che sovverte le leggi della fisica e del fisico e che fa godere per questo, ma non me la sento di aggiungere molto altro. 

Perché gli intenti si vedono tutti, ma davvero si deve sentire sempre il bisogno di dire qualcosa? Davvero quelle interminabili passeggiate in solitaria nel bosco del killer servono a sottolineare un qualunque concetto, se non un goffo tentativo di coprire il minutaggio tra un accoppamento e l'altro, quando delle vittime te ne frega meno di zero?

A tanti è piaciuto, a molti altri no. Io mi metto tra i secondi, perché a parte gli effetti scenici di cui Nash è giustamente esperto, non ci ho trovato nulla di originalissimo in un film che della lentezza fa il proprio marchio di fabbrica, col solo scopo di sembrare come quella lezione di scrittura di Umberto Eco dove, dopo una serie di suggerimenti bislacchi (tra cui l'essere noiosi) concludeva con un serafico "da qui in poi potrete solo migliorare".

Anche l'aspect radio non suggerisce nessuna rilettura, se non un aggrapparsi a una moda visiva che negli ultimi anni l'ha fatta da padrona, riducendo tutto il film a una merda d'artista esperimento fine a sé stesso che però sul tema non riesce a offrire tutta l'originalità che si era imposto nelle proprie (ottime) intenzioni.

Tra l'altro, solo io pensavo che sarebbe stato più interessante mostrare qualcuno che, in tutte quelle scampagnate, veniva colto da bisogni fisici impellenti?

Se però devo essere onesto, il film vive veramente dei suoi ultimi minuti. Una manciata di sequenze dove l'assassino non c'è e il climax viene portato allo stremo, creando quell'ansia che per tutta la pellicola, spiace dirlo, latitata, e che con poco ottengono il massimo risultato.

Dei minuti tesissimi che valgono più del film.

Bastano a riscattarlo?

Ahimè, a mio parere no. Ma ognuno è giudice per proprio conto.






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